Intervista a Michele Tricca
MICHELE TRICCA, talentuoso ragazzo di Susa appena trasferitosi alle Fiamme Gialle, dopo un 2011 strepitoso si prepara a vivere un 2012 che potrà consacrarlo fra i grandi protagonisti dell’atletica italiana. A meno di 19 anni.
E’ appena tornato da un raduno con gli altri giovani azzurri a Castelporziano, a fianco della tenuta presidenziale.
“Avremmo dovuto farlo a Formia, però ci sono grandi lavori in corso e progetti d’ampliamento ambiziosi, per cui ci siamo trovati al centro sportivo della mia nuova squadra. Meglio di così…”
Con questo passaggio alle Fiamme Gialle, la squadra della Finanza, la più blasonata e ambita formazione italiana, cambierà qualcosa?
“Mi auguro proprio di sì; un ambiente del genere ti fa capire cosa possa essere il professionismo, pur se in uno sport povero come il nostro. Ti lasciano piena libertà, ma sai d’avere le spalle coperte. Nei periodi in cui da noi diventa impossibile allenarsi, vuoi per condizioni climatiche o per strutture carenti, sai che puoi venire qui e godere del meglio. L’atmosfera mi pare ottima: c’è grande affiatamento. Ovviamente mi ritengo fortunato. Alla mia età avere uno stipendio significa poter affrontare il futuro con serenità, continuare gli studi con tranquillità e tutto quel che ne consegue”.
Michele, questo 2011 è stato un anno proprio da incorniciare, che da solo può valere un’intera carriera agonistica. A fine anno sei stato premiato dall’USSI tra gli sportivi che han dato lustro al Piemonte assieme, fra gli altri, all’allenatore del Novara Tesser; sei poi risultato il migliore in assoluto per la Federazione regionale d’atletica, La Stampa t’ha messo al primo posto fra i giovani di tutte le discipline e, a livello nazionale, la Fidal, con la novità del ranking, ha scelto il tuo nome quale miglior junior italiano in assoluto. Dimentico qualcosa?
“E’ stata davvero un’annata splendida. Ultimissima cosa, freschissima, ho appena saputo d’essere stato inserito nel Progetto Rio de Janeiro 2016 in prospettiva delle Olimpiadi che si terranno in Brasile. Anche questo è un grande stimolo e un grande aiuto. Vuol dire che la Federazione ti metterà a disposizione tutte le strutture, le attrezzature, gli appoggi di cui si può aver bisogno. Seguiranno un gruppetto di giovani individuati da loro in previsione di crescita futura, sperando noi potremo ricambiare facendo far fare bella figura all’Italia.
Avremo dei tutor d’eccezione: Baldini, Dorio e Mori. Proprio Fabrizio Mori sarà il campione che seguirà in maniera particolare noi della fascia di quattrocentisti e ostacolisti. ”.
Nel 2011 hai conquistato due record nazionali, 400 e 4×400, entrambi agli Europei juniores di Tallin con il bronzo individuale e l’oro a squadre. Se vogliamo cercare il pelo nell’uovo, t’è mancato solamente il titolo italiano junior andato al tuo amico Lorenzi ma, ricordando quei giorni di Bressanone, mi pare che in quel momento andasse benissimo così.
“Davvero. Ero felicissimo. Avevo confermato il tempo fatto poco prima a Torino, m’ero guadagnato l’argento dietro a Lorenzi che riusciva a migliorare il record italiano. Di più allora non avrei potuto chiedere. Poi, nuovamente a Torino, arrivando terzo agli Assoluti ho capito che si poteva far ancora meglio. In Estonia è stata un’apoteosi. Chi poteva sperare di più?”.
In chiusura di stagione anche il record della staffetta svedese (100+200+300+400) nella tua città, Susa, proprio sulla pista che è ormai casa tua.
“Anche questa è stata un’altra bella soddisfazione, celebrare così l’intitolazione della pista a Marco Germanetto. Splendido. Abbiamo fatto due squadre Nazionali ed entrambe sono scese sotto al vecchio primato. Ci siamo fatti e abbiamo fatto un bel regalo.
Ah, dimenticavo che lo scorso inverno ho sfiorato il record indoor per un decimo”.
E in quest’annata che sta partendo sei ancora junior: “Quindi qualche speranza di batterlo posso ancora averla, no?”.
Ora che le sfide cresceranno ancora, riuscirete sempre a mantenere quel bellissimo clima fra voi giovani quattrocentisti? L’affiatamento che vi contraddistingue (espresso ai massimi livelli a Bressanone e Tallin) penso sia uno dei segreti dell’esplosione della specialità.
“E’ proprio vero; siamo un gruppo affiatatissimo e numeroso, ci sentiamo sempre fra tutti e ci stimoliamo a vicenda. Anche chi, al momento, è chiuso da noi per uno spazio in Nazionale, trova motivi per cercare di migliorarsi: “se ce l’ha fatta lui, posso riuscire anch’io”. Siamo davvero amici e l’agonismo, peraltro fortissimo, è vissuto mentre gareggiamo. Prima e dopo siamo come fratelli ed è la nostra forza in più, quella che ha fatto crescere tutto l’ambiente”.
Hai anche avuto occasione d’incontrare quel personaggio che è Oscar Pistorius.
“Quando m’hanno proposto di correre a Milano a fianco di grandi campioni è stata un’emozione fortissima. Abbiamo gareggiato sotto un nubifragio, ma la pioggia quasi non l’ho sentita. Che grande uomo è Pistorius, umile, modesto, non ti fa pesare per niente la sua notorietà. Anzi, era lui che veniva a chiedere notizie di noi, ad interessarsi. Un esempio straordinario di umanità. Un campione dentro e fuori la pista. Uno che ha saputo superare le avversità della vita sempre in maniera ottimistica, sempre positivo. Da gente come lui e Zanardi c’è solo da imparare e da ammirarli. Per fortuna lo sport ha nel suo mondo persone così”.
Il 2012 è anno olimpico. Ci saranno possibilità di vederti in agosto a Londra?
Per uno juniores prendere parte al massimo evento sportivo al mondo sarebbe un risultato stupefacente (specie in Italia). Concrete possibilità vi sono soprattutto per la staffetta del miglio.
“Quello non può che essere il sogno di chiunque ami lo sport. Prima di allora ci sono altri passaggi, altri momenti. Andiamo con ordine e cerchiamo di salire un gradino alla volta”.
Difatti a luglio ci saranno anche i Mondiali junior a Barcellona. Tu dovresti presentarti con credenziali di tutto rispetto per ben figurare. Analizzando le liste del 2011, fra quanti potranno essere in gara tu avresti il sesto tempo; poi certamente occorrerà vedere che accadrà quest’estate ma, intanto, pari posizionato benissimo.
“Ho visto; assieme a Lorenzi abbiamo fatto le nostre considerazioni. In questa categoria non si può mai dire niente, può uscire da un momento all’altro il fenomeno che non t’aspetti, uno di cui, magari, non hai mai sentito parlare, forse da un isolotto dei Caraibi come Kirani James. Ora ci sono un australiano e un dominic ano che paiono irraggiungibili. Il mio obiettivo, ragionando freddamente, è quello di guadagnarmi la finale e poi dare il contributo alla staffetta. Lì possiamo davvero sperare in qualcosa d’importante; oltre a noi che abbiamo vinto a Tallin ci sono altri che spingono e sta riprendendo Davide Re, colui che era il mio avversario nelle categorie giovanili. Lo vedo spesso, dato che sta facendo il corso da maestro di sci a Sauze e pare si stia nuovamente allenando bene. Più siamo e meglio è”.
E, poco prima, a cavallo tra giugno e luglio, ci sono in programma gli Europei a Helsinki. Dovrebbero servire anche per valutare la condizione e la crescita dei papabili per Londra.
“Si parla di una 4×400 che dovrebbe gareggiare al Golden Gala di Roma proprio per cercare d’ottenere il minimo per i grandi campionati. Occorrerà essere fra le prime sedici squadre in Europa e, soprattutto, al mondo. Verranno registrati i migliori due tempi per ciascuna Nazionale e varrà la media aritmetica per definire chi sarà ammesso. Credo che l’atmosfera dell’Olimpico saprà dare la scossa in più”.
In questo momento due dei tuoi nuovi compagni di squadra in Finanza, Licciardello (vice campione europeo indoor a Torino) e Galvan sono negli States ad allenarsi assieme alla Grenot. Con loro e il tuo amico Lorenzi formereste una staffetta imbattibile in Italia e, per buona parte, potrebbe essere il quartetto azzurro. Hai notizie sulle loro condizioni?
“Loro sono lì ad allenarsi grazie ad un progetto della Nike (lo stesso che ha portato in America il fortissimo mezzofondista britannico Moh Farah). Poi, come Fiamme Gialle, abbiamo anche Andrea Barberi che potrebbe fare un’ultima stagione ai suoi livelli di pochi anni fa. Inoltre c’è l’altro piemontese, l’ostacolista Josè Bencosme. In campo nazionale ci sono anche i poliziotti Vistalli, campione italiano, e Juarez. Il gruppo è composto da tanti bravi atleti, per cui i selezionatori avranno da lavorare per definire le squadre”.
Il rapporto col tuo allenatore di sempre, Augusto Fontan, che proprio t’ha visto crescere e t’ha seguito costantemente fino a questi livelli d’eccellenza.
Dalla corsa in montagna al “giro che uccide”; cosa t’ha portato a questo cambiamento repentino? Anche di mentalità. Quando ti sei accorto che le tue potenzialità andavano espresse completamente in pista?
“Augusto è l’artefice di tutto. Il “capo” rimane sempre lui, gli devo tantissimo. E’ stato capace di vedere cosa stava accadendo, di comprendere e trasformarmi la carriera. E’ stata una crescita continua per entrambi. Nei primi anni si pensava specialmente alla montagna e al mezzofondo in generale, mentre ora a Susa anche altri stanno cercando vie diverse nell’atletica, assecondando le proprie caratteristiche e potenzialità.
Alle medie, pur senza tecnica, saltavo in lungo per divertimento e lì si è capito che avevo piedi buoni, poi ho fatto un 300 da Cadetto in 37”, un tempo che non c’aspettavamo. Sono stato convocato al Trofeo delle Province e così è partita la mia stagione della velocità”.
In tanti ti prospettano un roseo futuro come ottocentista. E’ un pensiero anche tuo o rimarrai nel settore della velocità prolungata?
“Ci ho pensato. Ho fatto un 800 in staffetta e le sensazioni sono state ottime; è una gara che mi piace molto, anche perché c’è il contatto fisico con gli avversari, si lotta spalla a spalla e, per un agonista come me, è esaltante. Per ora però rimane nel cassetto, prima bisogna dimostrare fino in fondo cosa posso valere sui 400 metri. Per un po’ d’anni questa deve essere la mia dimensione, la mia specificità, il settore cui dedicarmi.
Andrea Pellissier