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Settimanale indipendente fondato e diretto da Donato D’Auria. Registrato presso il Tribunale di Torino il 7 ottobre 2011 n. 64

Donato Politica Press

Le elezioni Presidenziali Tunisine decidono il futuro di un popolo e di un Paese intero

08 dicembre 2014

Le elezioni Presidenziali Tunisine decidono il futuro di un popolo e di un Paese intero
Tunisi – La capitale è in fibrillazione. Sgangherate automobili e goffe imitazioni della Vespa che hanno la pretesa di essere chiamate scooter provano a farsi largo in mezzo all’immensa folla del Suk del centro storico. Questa enorme massa di persone non è però qui solo per fare acquisti, ma anche per ascoltare un importante comizio politico. Anzi, il comizio per eccellenza, perché a parlare sarà Beji Caid Essebsi, candidato Presidente della Repubblica a ottantotto anni, in rappresentanza di Unione per la Tunisia, Appello per la Tunisia, Via Social Democratica, Partito Socialista e Partito Social Democratico del Lavoro. Una vera e propria corazzata elettorale, che in qualsiasi altro Paese del mondo avrebbe gioco facile nel dominare le elezioni politiche. In Tunisia non è però così, dato che Essebsi deve vincere l’agguerrita concorrenza di  Hamadi Jebali, sostenuto dal Partito dei Fratelli Musulmani Ennhada, che proverà sicuramente a far saltare il banco elettorale.
Non mi fermo ad ascoltare Essebsi. Per scrivere il mio articolo devo cercare di catturare le opinioni della gente. Raggiungo, quindi, il circolo sportivo dei Ferrovieri Tunisini, dove incontro il mio vecchio amico Amal, venuto qualche anno fa in Italia per studiare e diventato, dopo la Rivoluzione dei Gelsomini che ha cacciato il vecchio Presidente Ben Alì, dirigente delle ferrovie nazionali tunisine. Non faccio neanche in tempo a fargli qualche domanda che lui mi invita a passare qualche giorno con la sua famiglia. Saltiamo, dunque, su un vecchissimo treno diretto a Tozeur, città oasi alle porte del deserto. Dato che il viaggio sarà molto lungo (il treno non supera i quaranta chilometri orari), non posso far a meno di chiedergli le sue impressioni sulle elezioni ormai alle porte. Lui, attento a non farsi sentire dagli altri passeggeri del treno, mi confida che la coalizione di Essebsi non garantisce grande futuro al Paese. Infatti, essa, nata nell’Assemblea Costituente come incontro tra tutte le forze laiche che chiedevano un modello di Costituzione “all’occidentale”, è troppo eterogenea e si basa solo sul carisma di Essebsi. Un altro problema è rappresentato dalla stessa età del politico che più di tutti ha voluto una coalizione, che è ormai alle soglie dei novant’anni. Troppi per guidare un vero e proprio rinnovamento politico su larga scala. La vittoria della coalizione è tuttavia sicura, soprattutto grazie alle divisioni interne del Partito Islamista Ennhada. Il partito ha, infatti, deciso di avviare un ringiovanimento interno che ha portato alla candidatura di Hamadi Jebali e alla cacciata del fondatore e leader storico di Hennada Ghannushi, che si candiderà come indipendente togliendo voti preziosissimi al suo ormai ex partito. Il mio amico, sostenitore del Front Populaire (raggruppamento di sinistra che fornirà un appoggio parlamentare alla coalizione di Essebsi) mi svela anche che si potrebbe rischiare, dati i trascorsi di Essebsi nelle dittature populiste di Ben Alì e Bourghiba, un effetto “Se vogliamo che tutto resti com’è, tutto deve cambiare” scriveva Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Speriamo non valga lo stesso principio per la Tunisia. Luigi M. D’Auria

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