Podismo
Boom del podismo: un fenomeno da analizzare
22 luglio 2016
Boom del podismo: un fenomeno da analizzare
Torino – É inutile negarlo: il podismo é stato, negli ultimi dieci anni, uno degli sport che ha visto crescere maggiormente il numero dei propri praticanti. Dopo una fase iniziale (avvenuta negli anni 80, in cui molti “neofiti” hanno capito che questo sport non é adatto solo agli agonisti puri) si é passati ad una seconda fase davvero difficile da pronosticare, che ha trasformato questo sport in una vera e propria moda, amplificata dalla nascita dei “social”.
Di fronte a questo incredibile boom, i dirigenti e i partecipanti di vecchia data hanno reagito in maniera diversa. Qualcuno, soprattutto i vecchi dirigenti e praticanti, é quasi infastidito dalla sempre crescente di esordienti alla gare, soprattutto quelle brevi, da 5 o 10 chilometri. Altri, invece, hanno un atteggiamento molto più oscillante nei confronti dei nuovi arrivati, forse perché possono finalmente condividere la loro passione con molte più persone, senza sentirsi canzonati da colleghi di lavoro o amici che considerano il correre una maratona o anche una semplice dieci chilometri come una inutile fatica di Ercole che rovina una domenica di relax.
Ovviamente, il maggior numero di praticanti ha attratto un numero sempre crescente di multinazionali, attratte da un business nato in maniera spontanea. Basta pensare al lavoro fatto dal colosso americano Nike negli ultimi anni. Fino ad una decina d’anni fa, la multinazionale americana puntava soltanto sulla promozione dei propri atleti di punta, allenati da un tecnico di alto profilo come Albert Salazar. Ora, invece, il famoso meeting di Eugene (“prodotto” griffato Nike in tutto e per tutto) é diventato una grande festa collettiva, in cui si alternano eventi di massa a gare di livello mondiale.
La nostra testata non puó che essere soddisfatta del grande interesse che si é creato intorno ad una disciplina bella e appassionante come il podismo, variante “lunga” e “di strada” della “regina” dei Giochi Olimpici: l’atletica. Siamo convinti, però, che ci sia un limite a tutto. A nostro avviso, infatti, i partecipanti che si “buttano” in gara solo per seguire la moda non devono essere maggiormente tutelati rispetto ai podisti veri, che pur totalizzando tempi di basso profilo vogliono divertirsi, competere e stare con i loro amici. A nostro avviso, infatti, é ingiusto che le gare organizzate solo per permettere agli organizzatori di fare promozione e vendere materiale tecnico non superino, nella considerazione di istituzioni e organizzatori, le gare “vere”, più competitive ma non per questo meno partecipate o meno divertenti, almeno dal nostro punto di vista.
Per renderci conto di quanto sta accadendo ci siamo limitati a fare una breve indagine nel mondo del podismo torinese. Complice la crescita del turismo nel capoluogo subalpino sono aumentati in maniera esponenziale gli eventi “promozionali”. Senza un attimo di respiro, si passa dalla “Color Run” alle corse più o meno spirituali, per finire all’ultima trovata, la “Water Run”, corsa dedicata ai gavettoni che (ironia della sorte) é stata bagnata da un temporale estivo. Quello che più ci preoccupa é che questi eventi, supportati da sponsor davvero di alto profilo, non hanno difficoltà a raggiungere grandi numeri di partecipanti e ad ottenere i necessari permessi. Tutto ció non succedeva agli organizzatori di gare classiche (come i team di “Team Marathon” e “Run Athletic Team”) che, forse attratti da guadagni più semplici, hanno deciso di cavalcare questa moda.
La nostra testata si sente di rivolgere un appello ad organizzatori e podisti: non mollate, perché molto presto la moda del podismo potrebbe finire, ma lo zoccolo duro dei classici podisti rimarrà, e sarà più numeroso di prima. Pertanto, bisogna cercare di resistere, pensando delle strategie che possano coinvolgere un numero di persone maggiore ma allo stesso tempo selezionate, magari anche creando delle vere e proprie “scuole di podismo” (come quella torinese del Running Center Club Torino). Luigi M. D’Auria