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Settimanale indipendente fondato e diretto da Donato D’Auria. Registrato presso il Tribunale di Torino il 7 ottobre 2011 n. 64

Donato Politica Press

In Iraq solo i raid americani fermano l'avanzata inarrestabile dell'ISIS

13 agosto 2014

In Iraq solo i raid americani fermano l’avanzata inarrestabile dell’ISIS
“Mentre gli jihadisti avanzano a Baghdad il governo è distrutto dai giochi di potere. Solo America e Curdi resistono”
Baghdad- Solo pochi mesi fa ciò che sta succedendo non era neanche immaginabili. L’Iraq era infatti uno Stato dilaniato da conflitti etnico-religiosi dal punto di vista politico, ma non vi erano stati scontri armati. Bisogna inoltre aggiungere che la leadership politica del Presidente Al-Maliki non sembrava essere messa in discussione dai cristiani né tantomeno dai Curdi. In pochi mesi la situazione è cambiata radicalmente. L’ISIS, organizzazione jihadista considerata non di prim’ordine neanche dagli Stati Uniti ha letteralmente messo in crisi la macchina dello Stato iracheno, incapace di rispondere agli attacchi dei miliziani comandati dai fratelli Al-Baghdadi. All’inizio non erano più di mille, poi grazie ad un programma di proselitismo, da Twitter alle piazze, sono diventati decine di migliaia. Nel frattempo l’ISIS ha deciso di proclamare un califfato islamico che dovrebbe comprendere gli attuali territori di Siria e Iraq, giusto per far capire come il governo di Abu Bakr Al-Baghdadi voglia sovvertire l’ordine politico del Medio Oriente, tutt’altro che stabile.
Purtroppo il Governo di Baghdad non ha fatto molto per fermare l’ISIS, né tantomeno si è sporcato le mani per fermare le uccisioni di Cristiani e di Musulmani della minoranza Yazida. Lo Stato si sta pericolosamente disgregando. A Baghdad c’è aria di golpe. Si parla di un Governo Militare, oppure della caduta di Al-Maliki in favore di un islamista conservatore che possa trattare con gli jihadisti. Si parla anche di una soluzione dettata dagli Stati Uniti. Di sicuro lo Stato è sull’orlo del default, visto che l’ISIS ha rubato due miliardi di dollari nelle varie sedi provinciali della Banca Nazionali. Soldi che rappresentano una bella fetta del PIL.
Se tutto ciò accade nell’ovest del Paese, nell’est è stato proclamato un altro Stato, il Kurdistan. Dopo millenni di privazioni e dieci anni passati come regione autonoma, questo Paese intravede finalmente la libertà, grazie anche all’aiuto degli Stati Uniti, che hanno deciso di intervenire, anche se solo con dei raid aerei. Proprio questi raid stanno aiutando i Curdi a contenere l’avanzata dell’ISIS, che nel Kurdistan gli jihadisti erano arrivati a 30 chilometri da Kirkuk, considerata la “città santa” dei curdi, che la considerano la loro
capitale. Inoltre il Kurdistan sta diventando rifugio di Cristiani e Yazidi.
Nonostante l’impegno dei curdi (speriamo nella formazione di uno Stato curdo) e i raid americani il mondo ha scoperto via Twitter che l’ISIS sta cercando miliziani in tutto i paesi.
Giusto di pochi giorni fa è un tweed di un miliziani jihadista postato sulla centralissima Park Avenue di New York. Forse questo tweed dovrebbe far capire a tutti noi che anche se i conflitti, anche lontani geograficamente, possono raggiungerci. Il mondo ha bisogno di pace, non di altre guerre. Luigi M. D’Auria

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