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Settimanale indipendente fondato e diretto da Donato D’Auria. Registrato presso il Tribunale di Torino il 7 ottobre 2011 n. 64

Donato Agroalimentare Press

Chiude con successo la sesta edizione di Slow Fish

15 maggio 2013

Chiude con successo la sesta edizione di Slow Fish

Genova – Domenica 12 maggio 2013, con una formula che ha soddisfatto gli organizzatori, Slow Food e Regione Liguria con la collaborazione del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, gli espositori e soprattutto il pubblico, si è chiusa la sesta edizione di Slow Fish, nella bellissima location del Porto Antico, con l’intento di diffondere la cultura del mare. Grande l’interesse per gli argomenti proposti in tutti gli spazi della manifestazione e tantissimi visitatori con la voglia di saperne di più in fatto di pesce, pesca e vita nei mari.

 

Un bilancio di quattro giorni dove si è registrato il tutto esaurito con qualche cancellazione di momenti di festa per lutto della città, in segno di rispetto per le vittime dell’incidente al Molo Giano.

Il successo di Slow Fish non è stato la soluzione dei problemi del mare e della pesca, ma è stato un piccolo segnale positivo di come il dialogo tra pescatori, consumatori, ristoratori e mondo scientifico può trovare strade potenzialmente vincenti ed una occasione di promozione del pesce locale e degli altri prodotti dell’eccellenza alimentare ligure. Molto bene gli appuntamenti di cucina dei Master of Food, 8 lezioni con 25 spettatori intorno al cuoco, con dialogo e atmosfera coinvolgente. Frequentatissima l’Enoteca delle cantine aderenti al Progetto Vino di Slow Food con le cantine aderenti alla diffusione della cultura del vino.

Domenica all’Acquario è stata presentata la Guida agli extravergini 2013, pubblicata da Slow Food Editore, che contiene 772 aziende, di cui 12 insignite della Chiocciola, il riconoscimento assegnato alle realtà per la loro interpretazione dei valori organolettici, territoriali e ambientali in sintonia con i principi Slow Food. Sono, invece, 1131 gli extravergini recensiti, di cui 58 Grandi Oli, che si distinguono per pregio organolettico, aderenza al territorio e cultivar autoctone, e 25 Oli Slow, ottenuti con pratiche agronomiche sostenibili e caratterizzati da un buon rapporto qualità-prezzo, fondamentale lavoro per combattere le frodi e tutelare il consumatore, con attenzione alla biodiversità e ai temi ambientali, ma la guida spiega bene i problemi che si riscontrano nel settore della ristorazione, dove, spesso i cuochi tendono a considerare gli oli come puri aggreganti, senza dare il giusto valore alla qualità. Lo chef del ristorante Dentro le mura di Termoli, Antonio Terzano, ha sempre pensato che decidere di proporre piatti a base di pesce locale per poi rovinarli con oli di scarsa qualità, una strada inutile e dannoso. Il problema è troppa concorrenza con oli meno buoni e a bassissimo prezzo, che sono un vero e proprio attentato all’economia locale. Antonio Terzano racconta che bisognerebbe spiegare ai clienti l’importanza di un buon extravergine, per aiutarli a scegliere in modo consapevole e districarsi in un mercato spesso complesso. Dal punto di legislativo  e delle frodi la situazione è preoccupante: la legge salvaolio migliora la visibilità delle etichette e fornire maggiori tutele ai consumatori, e si stanno facendo molti passi in avanti, ma il percorso è ancora lungo. Etichette troppo piccole e poco visibili, informazioni importanti nascoste o non ammesse da vincoli legislativi. La filiera parallela che minaccia il mercato italiano: troppi prodotti arrivano dall’estero e sono spacciati come italiani, minando alla base chi cerca di fare prodotti di qualità. Secondo i dati Ismea, nel 2012 sono state prodotte in Italia 400.000 tonnellate di olio e confezionate 539.000. La Toscana produce il 3% di tutto l’olio italiano ma ne confeziona il 50%, segno di un mercato che importa tantissimo e in cui si nascondono possibili frodi. Non mancano i sequestri di olio tunisino e spagnolo che viene venduto come nazionale a prezzi bassissimi. Invece, all’estero, specialmente negli Stati Uniti, come racconta Carla Capalbo, giornalista dell’Huffington Post, abbondano gli oli venduti come extravergine, addirittura light!, ovviamente tutti con nomi di aziende italiane. Donato D’Auria

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