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Settimanale indipendente fondato e diretto da Donato D’Auria. Registrato presso il Tribunale di Torino il 7 ottobre 2011 n. 64

Donato Politica Press

Scuola per la buona politica a Torino

04 marzo 2014

Scuola per la buona politica a Torino

Torino – Con una lezione sulla difesa della Costituzione, tenuta dall’ esponente politico, ex Garante per la Privacy e giurista Stefano Rodotà, è cominciato giovedì 23 gennaio 2014 alle 17, nella Sala Consiglieri di Palazzo Cisterna, il nuovo semestre didattico della Scuola per la buona politica, dedicato in questa edizione al tema “Riforma della Costituzione e pericoli per la democrazia”. La Scuola, giunta al settimo anno di attività didattiche, è diretta dal professor Michelangelo Bovero, docente di Filosofia Politica all’Università di Torino, allievo di Norberto Bobbio e suo successore alla cattedra. La Scuola, nata nel 2008, la prestigiosa Istituzione culturale torinese persegue l’obiettivo della rivitalizzazione di un’opinione pubblica critica, diffusa ed estesa: non si rivolge in modo privilegiato agli studiosi, ma a tutti i cittadini, offrendo spazi e strumenti per la formazione e l’autoformazione democratica.

Questo il calendario delle lezioni: 23 gennaio ore 17, con Stefano Rodotà e Michelangelo Bovero “Difendere la Costituzione”; 13 febbraio ore 15, Fabrizio Barca “Democrazia senza partiti?”; 6 marzo ore 15, Livio Pepino “Chi tutela i diritti? Il sistema delle garanzie”; 10 aprile ore 15, Lorenza Carlassare “Gli eletti e gli elettori. Quale rappresentanza?”; 8 maggio ore 15, Gaetano Arraziti “Vincolo di bilancio e diritti sociali: due visioni incompatibili?”; 5 giugno ore 17, Gianni Ferrara “Addio al parlamentarismo?”; l’ingresso è libero fino a esaurimento posti e le lezioni, si svolgeranno nella sede della Provincia di Torino di via Maria Vittoria 12.

Nella prima lezione, il professor Bovero ha spiegato dettagliato che il progetto di modifica della Costituzione oggi in discussione in Parlamento riguarda la seconda parte, dedicata all’ordinamento della Repubblica, ma comporta ovvie ricadute anche sulla prima, sui diritti e i doveri dei cittadini. Si tratta di un progetto di revisione radicale, di cui si è fatto promotore un Parlamento che non aveva ricevuto alcun mandato in tal senso e che è stato oltretutto eletto con un sistema elettorale dichiarato incostituzionale. Tale progetto, mai discusso dai cittadini, appare ispirato a un ideale di governo “forte”, molto distante da quello immaginato dai costituenti. “A fronte di ciò, ha proseguito il prof. Bovero e a costo di apparire conservatori, coloro che ancora si riconoscono nei principi della Costituzione vigente, e nel modello di democrazia parlamentare da essa previsto, non possono non esprimere una forte preoccupazione per il metodo con cui è stato intrapreso un percorso di revisione tanto ambizioso e una proposta dai contenuti per molti versi simile a quella elaborata dalle destre nel 2006, e poi bocciata con un referendum dai cittadini. Partendo dall’assunto che “nelle democrazie costituzionali non esistono più poteri assoluti” essendo regolati e limitati dal diritto, la Scuola torinese sottolinea tuttavia, citando Montesquiet, che “la tendenza di chi detiene il potere ad abusarne è talmente forte da richiedere una vigilanza costante”. In campo internazionale, poi, in un mondo globalizzato come il nostro, “le armi tradizionali del diritto e della politica appaiono indeboliti di fronte ai grandi soggetti economici”, molti dei quali si affermano in modo selvaggio (si pensi alle speculazioni finanziarie) e senza rispettare alcuna regola. Sono questioni di estrema attualità, con riferimento inevitabile e sacrosanto al dibattito politico nazionale. Donato D’Auria

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