Torino – Certamente le Olimpiadi 2006 sono state uno dei momenti più importanti della storia sportiva d’Italia e, in generale, di tutta la storia della città di Torino.
Infatti, la città Subalpina, grazie a questo grande evento, ha lasciato l’immagine di grigia città industriale per presentarsi al mondo sia come capitale dell’automotive che come centro turistico di grande rilevanza. Anche dal punto di vista sportivo le Olimpiadi hanno dato molto alla città: anche grazie alle splendide strutture olimpiche Torino è stata proclamata “Capitale Europea dello Sport” 2015, titolo che porterà nel capolugo piemontese eventi sportivi di rilevanza mondiale. Anche la Val Susa ha ottenuto numerosi benefici grazie ai fondi ricevuti per l’evento. Tra questi non si può non citare l’autostrada Torino-Bardonecchia, infrastruttura di cui si parlava da tempo, ma che non sarebbe mai stata realizzata senza i Fondi Olimpici. Le principali località sciistiche del luogo (Bardonecchia, Sestriere, Claviere, Sauze d’Oulx, Cesana Torinese e Pragelato) hanno conosciuto una nuova fase di sviluppo quanto mai inattesa. Centri che si erano “seduti sugli allori” del boom, grazie al quale erano state “colonizzate” dal progresso, ma soprattutto dai Torinesi in vacanza, si sono riaperte al mondo con piste rimodernate e una capillare diffusione di strutture alberghiere e servizi, che le hanno rese attrattive per turisti sia europei che extra-europei.
Nonostante le ottime premesse (buona organizzazione, città accogliente, stranieri soddisfatti, splendide Olimpiadi) il periodo immediatamente seguente a Torino 2006 non è stato positivo dal punto di vista gestionale. Spesso gli impianti sono diventati delle vere e proprie “cattedrali nel deserto” soprattutto a causa della mancanza di eventi sportivi organizzati. Se a Torino tutti gli impianti sono stati bene o male riutilizzati per ospitare eventi di vario genere (i problemi sono stati legati più che altro ai villaggi olimpici), lo stesso non si può dire per le valli, dove l’unico esempio virtuoso è stato ol Palazzo del Ghiaccio Cotta-Morandini di Torre Pellice, utilizzato dalla locale squadra di Serie A di hockey su ghiaccio.
Le piste utilizzate per le gare di sci alpino non sono state più utilizzate per gare di alto livello, solo tre gare di Coppa del Mondo ospitate in nove anni, ma i problemi più gravi sono concentrati i quattro sedi di gara: Centro Sci Nordico di Pragelato, Stadio del Free-Style di Sauze d’Oulx, Stadio dello Snowboard di Bardonecchia-Melezet e soprattutto la pista di bob, slittino e skeleton di Cesana Pariol, un vero e proprio “ecomostro”.
La pista di bob, costruita nel catino di Pariol, un alpeggio nei pressi della frazione di Champlas Seguin del Comune di Cesana Torinese, apposta per le Olimpiadi, è stata una delle opere più care dal punto di vista economico e difficili dal punto di vista realizzativo, in quanto è costata 110 milioni di euro e ha comportato il disboscamento di 27 ettari di foresta di aghifoglie. La pista ha, inoltre, profondamente trasformato il paesaggio, trasformando un settore di montagna quasi incontaminato in uno dei luoghi più antropizzati della Val Susa. Dopo le Olimpiadi ha ospitato tre competizioni di una certa rilevanza: la Coppa del Mondo di bob nel 2009 e nel 2011 e i Mondiali di slittino, sempre nel 2011. Proprio dopo i Mondiali è iniziato il calvario del sito. Infatti, il Comune di Cesana e il Parco Olimpico di Torino hanno dichiarato la pista ingestibile a causa degli elevati costi di gestione (1,3 milioni di euro l’anno) e delle enormi quantità di ammoniaca presenti nel sito, necessarie per mantenere il ghiaccio della pista, ma pericolose per cose e persone a norma di legge. Un’altra mazzata per Pariol è stata la mancata Candidatura per ospitare i XXXIII Giochi Olimpici della piccola cittadina francese di Pelvoux. Questo remoto luogo situato nel Parc National des Ecrins aveva presentato un ambizioso progetto al Comitato Olimpico Francese che prevedeva Giochi a bassissimo costo e rispettosi dei luoghi e tradizioni. Pelvoux si era trovata a sfidare città che avevano già ospitato le Olimpiadi, come Albertville e Grenoble, oltre alla poi vincente Annecy (peraltro poi battuta nella sfida finale dalla coreana PyengChang), ma non ha avuto la fiducia di nessun Grande Elettore del Comitato Francese. Il progetto prevedeva l’utilizzo di Pariol per le gare di slittino, bob e skeleton e di Pragelato per le gare di Combinata Nordica. Di fronte ad una simile opportunità il nostro CONI avrebbe giustamente potuto lottare per ottenere la candidatura di Pelvoux. Invece, tutto si è perso nelle stanze di tutti gli enti che hanno voce in capitolo riguardo la gestione degli impianti (Comuni, Regioni, Provincia e Parco Olimpico).
Allo stato attuale la pista è in stato di totale abbandono. Tutte le strutture sono fatiscenti e di fatto è impossibile svolgervi qualsiasi attività agonistica o promozionale. Recentemente la pista ha però ricevuto un finanziamento di 7 milioni di euro (in pratica tutti gli arretrati non versati dal Governo tramite il suo Ufficio per lo Sport al Parco Olimpico). Giunti i soldi è iniziato un dibattito tra istituzioni. La linea maggioritaria vorrebbe spenderli per smantellare l’impianto e trasformare l’area di Pariol in un collegamento tra gli impianti sciistici di Sansicario e quelli di Cesana Torinese. Una linea minoritaria osserva invece che i 7 milioni sarebbero una cifra sufficiente per riportare il ghiaccio a Pariol e dare al sito il dignitoso compito di centro tecnico federale unico per le nazionali di slittino skeleton e bob, che proprio grazie alle Olimpiadi di Torino 2006 sono tornate competitive a livello mondiale.
Per quanto riguarda, invece, il Trampolino di Pragelato la situazione non è affatto rosea. Dopo le Olimpiadi, infatti, Pragelato ha ospitato tre tappe di Coppa del Mondo di salto con gli sci, una di Combinata Nordica e due tappe del Summer Grand Prix di Salto con gli Sci. Il sito è rimasto lontano dall’occhio del ciclone soprattutto perché non vi sono stati casi clamorosi di mal gestione, tuttavia un sito di questa rilevanza merita sicuramente di più. Allo stato attuale è utilizzato dalle squadre italiane di combinata nordica e salto con gli sci, mentre dal punto di vista agonistico si limita ad alternarsi con Predazzo nell’organizzazione dei Campionati italiani di salto.
In entrambi i siti, quindi, sono stati fatti grandi sforzi per costruire le sedi, che hanno profondamente modificato i paesaggi circostanti. Inoltre, in entrambi si sono riscontrate diverse problematiche di gestione, che non hanno permesso l’organizzazione di eventi di rilievo (se non in casi eccezionali). Possiamo, dunque, affermare che purtroppo i siti di Cesana-Pariol e Pragelato rappresentano degli esempi di mala gestione della cosa pubblica e di architettura invasive che a causa degli errori umani non sono riusciti ad integrarsi con l’ambiente circostante. Luigi M. D’Auria