Torino – Un risultato umiliante, che condanna un Toro senz’anima alla contestazione silenziosa dei tifosi. L’addio anticipato dallo stadio, riservato alle squadre meno competitive e senz’anima, é stato riservato ad un Torino molle e senza energie fisiche e mentali, su cui l’Atalanta di Gasperini ha potuto letteralmente passeggiare, avvicinandosi al quarto posto della Roma.
Per i Granata l’anticipo della ventunesima giornata di Serie A era una sorta di “ultimo appello” per provare ad agganciare una zona Europa presidiata da Cagliari e Parma ma su cui incombono i rientri prepotenti del Napoli (che domenica ha battuto la Juve) e del Milan a trazione Ibrahimovic. Per l’Atalanta, che l’anno scorso rischiò di perdere il treno Champions con una sconfitta su questo campo, era necessario reagire dopo un periodo difficile, scandito dall’eliminazione in Coppa Italia e dalla sconfitta interna con la Spal.
Già dal primo tempo non c’é stata storia. La grinta di Belotti e la giornata di grazia di Sirigu (senza il quale l’Atalanta avrebbe potuto vincere con scarti riservati, nei tornei oratoriali, dai bulletti del quartiere ai ragazzi che non sanno giocare a calcio) non sono abbastanza per contrastare una squadra che gioca a memoria, ma senza disdegnare un pressing feroce che consente alle individualità di esaltarsi negli spazi: Gosens nella prima mezz’ora é letteralmente un fulmine e trova la gioia personale (settima in campionato) dopo che Ilicic aveva aperto le marcature dopo soli dodici minuti. Allo scadere, c’é anche tempo per il ritorno al gol di Dubai Zapata, che trasforma un rigore goffamente concesso dal Toro.
Nel secondo tempo Ilicic decide di scatenarsi e prima trova un gol pazzesco e tragicomico da centrocampo (nessuno copre il pallone, Sirigu resta fuori dai pali e lo sloveno si inventa una stoccata maestosa dal cerchio di centrocampo) e poi segna anche il 5 gol approfittando di un Toro che lascia l’incontro con la testa, con cambi tardivi e con un’espulsione evitabile di Izzo. Poi Muriel, subentrato, segna il 6-0 su rigore e il 7-0 nel nulla cosmico della difesa granata. C’é ancora tempo per l’espulsione di Lukic, che dopo aver causato il secondo rigore decide di perdere del tutto il controllo.
Una sconfitta del genere (unita all’eliminazione in Coppa Italia, dove il Toro é stato eliminato da un Milan brillante solo a tratti, ma cinico nello sfruttare gli svarioni di un pacchetto difensivo ancora una volta sotto la sufficienza), lascia alle sue spalle scorie tossiche per lo spogliatoio e l’ambiente, che fanno presagire la volontà di mettere fine, da parte della proprietà, al “ciclo” tecnico di Mazzarri, che ha riportato il Torino in Europa, ma che non é riuscito a dare continuità di risultati e a far fare alla squadra il passo successivo, creando un modello di crescita paragonabile all’Atalanta. Cambiare, in estate, può avere un senso, ma servirà un profondo rinnovamento della rosa, con una guida tecnica di peso, per tornare in alto e ricucire il rapporto con una piazza esigente, che non sopporta le squadre come questa, lontane sia dalla salvezza che dalla zona Europa e, proprio per questo, spesso “scariche” già a metà stagione. Donato D’Auria