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Settimanale indipendente fondato e diretto da Donato D’Auria. Registrato presso il Tribunale di Torino il 7 ottobre 2011 n. 64

Allenamento

Vladimir Kuts 1954 – 1960 (U.R.S.S.)

06 novembre 2013

I più Grandi mezzofondisti degli ultimi cent’anni secondo RunningSportNews, nelle varie epoche

1) Hannes Kolehmainen 1912; 2) Paavo Nurmi 1920; 3) Gunder Hagg; 4) Emil Zatopek; 5) Sandor Iharos; 6) Vladimir Kuts; 7) Ron Clarke; 8) Lasse Viren; 9) Fernando Mamede; 10) Said Aouita; 11) Alberto Cova; 12) Halle Gebresellassie; 13) Paul Tergat; 14) Kenenisa Bekele; 15) Mohammed Farah.

5 . Vladimir Kuts 1954 – 1960 (U.R.S.S.)

Il  sistema di allenamento di Vladimir Kuts si riferisce in gran parte al ceko Emil Zatopek che, con le sue imprese, frutto di un duro allenamento alla resistenza, si pose all’attenzione negli anni ‘50.

Kuts è stato cittadino di una Nazione dove gli atleti sono posti in condizioni particolarmente favorevoli, sia per allenarsi che per sottoporsi a controlli scientifici che hanno la possibilità di incrementare le loro prestazioni.

Kuts arrivò all’atletica leggera a 20 anni: precedentemente si era dedicato al pugilato, sport che lo aveva reso maturo e di indole resistente: iniziò ad allenarsi, per completarsi poi in un lavoro specifico di intervall-training e di corsa sul ritmo. Si allenava parecchio, anche due volte al giorno, ed improntava i suoi schemi di allenamento a seconda della stagione e degli impegni di gara.

Le distanze ripetute ad intervalli variarono dai 120-150 metri, a forte velocità e da ripetersi sei-dieci volte, ai 2.000 metri, da ripetersi due-tre volte. Larga scelta alle distanze intervallate:

–        metri 200   da 27” a 29”

–        metri 400   da 61” a 68”

–        metri 600   da 1’32” a 1’35”

–        metri 800   da 2’08” a 2’10”

–        metri 1.200 da 3’12” a 3’28”

–        metri 1.500          da 4’40” a 4’47”

I ritmi si alternavano a seconda se intendeva dedicarsi al ritmo di “velocità” o a quello di “resistenza”. Ogni seduta di allenamento era preceduta da circa un’ora di riscaldamento. Al contrario di Zatopek, Kuts diede molta importanza alla pre-atletica, che compiva quotidianamente per 30-60 minuti. Nella giornata che precedeva la gara, verso sera, ometteva l’abituale lavoro ad intervalli per 40’-50’ di scioltezza.

Egli mantenne sempre la sua preparazione a velocità alte e, di riflesso, condusse le sue competizioni su ritmi sostenuti dall’inizio alla fine di ogni gara. Si preparò duramente, anche a livello psicologico, per cui il saper soffrire e il saper reagire ai momenti critici di una gara ad alta tensione, costituirono i fattori inscindibili di una totalitaria preparazione. Kuts si allenò, pertanto, sempre duramente, per consolidare ulteriormente l’abitudine alla “sofferenza”. Egli somigliava molto a Zatopek, anche se non aveva certo la sua “maschera tragica” in corsa. Come lui, era relativamente scarso in fatto di velocità-base (3’50”8 sui 1.500 metri), un po’ pesante nell’azione, ma eccezionalmente resistente. Fu Emil a consigliarlo e ad aiutarlo a fabbricare le principali imprese della sua carriera.

La successione tra il vecchio e il nuovo campione avvenne in modo tale da trarre in inganno non pochi osservatori, quando ai Campionati Europei del 1954 a Berna, nella finale dei 5.000 metri Kuts si avvantaggiò nettamente sin dalla partenza. Non si era mai vista, in una gara di così alto livello, una “fuga” così precoce. Zatopek e Chatawaj pensarono forse che il russo sarebbe scoppiato e, pertanto, si affidarono ad una gara di attesa, ma si sbagliarono, poiché Kuts tenne bene sino in fondo ottenendo anche il nuovo primato mondiale con 13’56”2 (primato precedente Zatopek 13’57”2). La struttura di Kuts era pressoché ideale per il fondo. Probabilmente inferiore a Zatopeck per intelligenza tattica, il russo superava però nettamente il suo predecessore nella solidità fisica. Nella sua epoca i 5.000 metri furono sconvolti tutto l’anno in un pirotecnico ed entusiasmante susseguirsi di duelli fra uomini e di assalti contro il tempo. Il record mondiale fu continuamente migliorato, prima ad opera di Kuts in 13’56”6, poi da Chatawaj in 13’51”6 e subito ripreso da Kuts in 13’51”2, questo tutto nel 1954.

Nel 1955 si portò alla ribalta l’ungherese Iharos con 13’50”8; Kuts lo riprese in 13’46”8, ma di nuovo Iharos ottenne 13’40”6.

L’anno successivo, cioè nel 1956, il record fu di Gordon Pirie con 13’36”8; ma Kuts “contro tutti” fu un mattatore indiscutibile e riuscì a togliere a Pirie il record mondiale. La sua marcia di avvicinamento cominciò il 2 settembre 1957 a Mosca, quando corse in 13’48”6, il 6 attobre a Praga in 13’38, suo primato personale ed infine il 13 ottobre a Roma, in una memorabile gara solitaria, in 13’35”.

Questi i suoi tempi di passaggio ai km: 2’37”8 – 5’24”3 – 8’08”7 – 10’52”9 – 15’35. Dovevano passare otto anni, e nel mezzofondo sono tanti, prima che Ron Clarke migliorasse il suo record. Ora, per quante critiche si possono muovere al tipo fisico di Kuts, e per quanto resti sempre inteso che in futuro i 5.000 metri ed anche i   10.000  metri saranno regno dei mezzofondisti senza più alcuna interferenza da parte degli uomini di fondo, non si può fare a meno di ammirare moralmente un atleta del suo stampo; bisogna anzi esaltarlo anche in senso strettamente tecnico.            Donato D’Auria

I primati personali di Vladimir Kuts: 1.500  metri 3’50”8;  3.000  metri 8’01”4,    5.000 metri 13’35”6;  10.000  metri 28’30”4.

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