seguici anche su

Settimanale indipendente fondato e diretto da Donato D’Auria. Registrato presso il Tribunale di Torino il 7 ottobre 2011 n. 64

Podismo

Clamoroso: a New York la 43° Maratona è stata annullata

01 dicembre 2012

Clamoroso: a New York la 43° Maratona è stata annullata

New York – Venerdì pomeriggio 2 novembre 2012, 47.000 maratoneti sono rimasti di stucco e beffati per la cancellazione

 della 43° maratona di New York. La città si è arresa all’Uragano Sandy ed è la prima volta che succede da quando esiste, dal 1970. Non l’aveva fermata neppure l’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001. Si è passato da un’apparente normalità, i maratoneti erano pronti, i lavori per allestire la maratona pure, si montavano tribune, transenne, all’Expo che distribuiva i pettorali era in piena attività, gli accrediti stampa, ma c’era il malumore della gente e mancati o insufficienti soccorsi a Staten Island, dove sarebbero dovuti partire i 47.000 maratoneti in ginocchio, dove si piangono 19 morti. Allagati e danneggiati con la rete elettrica saltata, senza luce, riscaldamento, acqua calda, per molti anche possibilità di cucinare, internet e telefono. L’isolamento totale in mezzo alla città più informata, tecnologica e cliccata del mondo. La Grande Mela spezzata in due dalla 26° strada: chi abita sopra, aveva tutto, chi si trovava a sud non aveva niente. Il sindaco Michael Bloomberg e il presidente senza cuore della NY Runners Club che organizza la NY Marathon, Mary Wittenberg, hanno clamorosamente sottovalutato le gravi difficoltà che i loro concittadini stavano faticosamente cercando di superare per quattro giorni la città al buio, hanno deciso tardi e male sviluppando una frittata di 47.000 uova, pressati dai media che hanno sollevato un vespaio segnalando l’utilizzo di generatori mobili per la Maratona e altri di scorta parcheggiati a Central Park West, mentre la parte bassa della città e la periferia erano al buio, a dimostrare il contrasto che la maratona non distogliesse risorse al bisogno immediato. In queste condizioni senza luce e acqua era chiaro che fare la maratona era come accendere una miccia in una polveriera pronta ad esplodere, quindi, è saltato il concetto dello “show must go on”.

Dopo lo sconforto, la rabbia e il lutto per la beffa della cancellazione, sabato hanno aperto Central Park, c’è stata la prima ressa di maratoneti e già si parlava di come organizzarsi per venire qui il 2 novembre 2013. La motivazione del maratoneta è troppo forte e non lascia nulla di intentato pur di esserci. Qui con una riflessione, si potrebbe prendere in considerazione di andare a correre come alternativa la maratona di Chicago il 6 ottobre 2013 per superare l’ossessione e la malattia della Maratona di New York. E qui finiva la mia vacanza sportiva, ci siamo consultati con i miei quindici iscritti alla maratona, con l’intenzione di non buttare al vento la preparazione degli ultimi due mesi, durante il consulto ho chiamato la maratona di Torino, ci hanno detto che molto volentieri ci facevano l’iscrizione scontata e tutti insieme abbiamo deciso di riprendere la preparazione per il 18 novembre, abbiamo fatto tre allenamenti di qualità e praticamente sorridenti per superare il lutto ci siamo detti che siamo venuti a Central Park per preparare la maratona di Torino. I più sconsolati erano gli esordienti: Enzo Perrone, Davide Cena, Silvana Salvi, la famiglia Pera e Carossa e il veterano Federico Cossa. Domenica mattina 4 novembre c’è stato il ritrovo spontaneo di trentamila maratoneti arrivati da tutto il mondo, 2830 anche dall’Italia, uniti agli americani si sono dati appuntamento in Tavern on the Green il Sindaco travolto dalle polemiche, non ha voluto in alcun modo benedire questo super ritrovo, con scenario bellissimo la presenza dei campioni come Valeria Straneo e tutto il gruppo dei keniani sia maschile che femminile. Tantissimi hanno finito la maratona con il pettorale, tantissimi hanno corso trenta chilometri: i maratoneti cocciuci, hanno deciso di non tornare a casa senza neppure aver assaporato l’esperienza di almeno due giri di Central Park per scimmiottare la gara: un plauso a cinquemila, che hanno indossato la maglia color arancione della Maratona, si sono rimboccate le maniche, si sono recati a Staten Island per portare aiuto alla popolazione, hanno preso il traghetto a Battery Park e arrivati all’isola si sono messi a disposizione, dopo aver distribuito generi di prima necessità a chi aveva impellente bisogno, trasportati negli zaini e con le borse a mano. Con pale e guanti i volontari maratoneti hanno liberato alcune delle arterie cruciali  di Staten Island dove la furia di Sandy ha seminato morte e distruzione. Questi, grazie, ai social network, hanno risposto alla mente dell’iniziativa organizzata al messaggio “usiamo le nostre gambe per rimettere in piedi di Staten Island”. Al rientro da New York, solitamente mi trovavo a commentare uno spettacolare ed unico evento podistico, a tessere le lodi di un’organizzazione impeccabile, e ripassare emozioni intense e profonde, invece vi ho raccontato in diretta cosa è successo ed il mio Tour Operator Born2Run conferma che si potrà in una delle prossime cinque edizioni usufruire del costo del pettorale. Chiudo citando la frase scritta sulla statua del fondatore della Maratona di New York “Few things in life match the thrill of a marathon.” – Fred Lebow. Donato D’Auria

Bando Microbiota - Cibo, Microbiota e Salute