Milano – Dopo aver celebrato Hyeon Chung come vincitore della loro edizione inaugurale, le Next Gen Atp Finals hanno concluso la loro seconda edizione con un vincitore greco, Stefanos Tsitsipas, campione che molti vedono come uno dei principali candidati a succedere a Novak Djokovic sul trono delle classifiche Atp, forse già nei prossimi due o tre anni. Tsitsipas ha sconfitto in finale l’australiano Alex De Minaur, che ha stregato il pubblico di Milano con il suo atteggiamento da combattente che a molti addetti ai lavori ricorda il suo connazionale Lleyton Hewitt, tra l’altro collaboratore dello staff tecnico del classe 1999 di Sydney.
In un torneo che prevede un formato di gara molto particolare (comprendente incontri tre set su cinque con set al meglio dei quattro games, uno “shot clock” che obbliga i giocatori ad accelerare il tempo di battuta e da quest’anno anche l’assenza dei raccattapalle a bordo campo, con i giocatori obbligati a prendersi da soli gli asciugami durante i punti) e in un momento della stagione in cui non ci sono più punti Atp in palio per i giocatori, i “Next Gen” si sono affrontati senza particolare pressione addosso, cercando di giocare il loro miglior tennis e testando sul campo qualche variazione nel loro gioco da proporre nel circuito nel 2019.
A causa dell’assenza di Alexander Zverev (che ha rinunciato alle Next Gen per partecipare alle Atp Finals di Londra, svoltasi la settimana dopo il torneo di Milano) e del canadese Denis Shapovalov, parso molto stanco nelle ultime uscite stagionali e desideroso di fermarsi in vista della stagione 2019, che sarà decisiva anche per lui, Tsitsipas si é presentato a Milano con i favori del pronostico e li ha rispettati, giocando con assoluta disinvoltura le partite del girone di eliminazione. In semifinale, poi, il greco ha dovuto sfidare il russo Andrey Rublev, reduce da un 2018 pieno di infortuni ma presentatosi a Milano in grande forma. Tsitsipas ha ottenuto una vittoria in cinque set, che ha anticipato una vittoria più agevole contro De Minaur, arrivato in finale con poche energie e incapace di far valere il suo gioco da fondo campo.
In casa Italia, la wild card degli organizzatori é andata a Liam Caruana, giovane Italo-americano classificato al numero 622 della classifica Atp. Caruana ha giocato con grande ardore, ma ha dimostrato di non essere ancora in grado di giocare alla pari con giocatori ampiamente tra i primi cento delle classifiche Atp e, nel caso di Tsitsipas, anche nei primi 20. Il movimento tennistico azzurro non si é mostrato, dunque, totalmente privo di giovani talenti, ma ancora distante rispetto a quelli di nazioni come Australia o Canada (anche se lo stesso Tsitsipas si é formato tennisticamente in Italia e ha giocato la Serie A1 con il Tc Galatina).
La seconda edizione delle Next Gen, dunque, ha certificato la crescita agonistica di uno dei più importanti prospetti del tennis mondiale e la voglia dell’ATP di investire sulla crescita di giocatori chiamati a sostituire gli ormai mitici “Fab Four”, ma anche giocatori vincitori di Slam come Cilic, Wawrinka e Del Potro. Rispetto alla prima edizione, tuttavia, il pubblico presente sugli spalti della Fiera di Rho é diminuito, a dimostrazione di come queste “nuove” regole e l’assenza di “big” del circuito non aiutino questo evento. Per crescere ulteriormente, il movimento tennistico nazionale avrebbe bisogno di un torneo pienamente parte del circuito Atp, come sarebbero le Finals maggiori che Torino si é candidata ad ospitare dal 2021: un sogno difficile da realizzare, ma che avrebbe grande valore per il nostro Tennis. Luigi M. D’Auria