Tom Dumoulin vince il Giro d’Italia più incerto degli ultimi anni
Milano – Dopo ventuno giorni di lotta sportiva (e non solo), Tom Dumoulin é riuscito a vincere la sua personale battaglia sportiva: vincere uno dei tre grandi Giri del ciclismo mondiale. La “farfalla di Maastricht” (come viene soprannominato in patria) ci é riuscito in una occasione davvero prestigiosa: grazie ad un’ultima crono sensazionale ha vinto il Giro d’Italia numero 100, battendo corridori del calibro di Nairo Quintana e Vincenzo Nibali, venuti al Giro per vincere e, nel caso di Quintana, per provare a realizzare l’accoppiata Giro d’Italia-Tour de France.
Secondo il nostro collaboratore Luigi Magnani, Dumoulin ha approfittato delle due crono inserite nel percorso (quella di Montefalco e l’ultima tappa, Monza-Milano) per scavare un solco tra sé e gli avversari, solco mantenuto abilmente in salita e incrementato nella tappa di Oropa (che Dumoulin ha vinto realizzando un grande tempo, simile a quello di Pantani nel 1999), correndo, dunque, con lo stesso stile del grande Miguel Indurain. Non bisogna dimenticare che, anche se lo spagnolo resta un monumento del ciclismo quasi innominabile, almeno in due cose Dumoulin é riuscito a fare ancora meglio. In primo luogo, la Banesto del corridore navarro era decisamente più forte del Team Sunweb capitanato dall’olandese. In secondo luogo, non bisogna dimenticare che Dumoulin, prima di diventare professionista, non aveva mai visto una salita, mentre Indurain, essendo nato sulle montagne spagnole, era decisamente più abituato ad affrontare grandi salite già da juniores.
Tra i più scontenti del l’esito finale non si può non citare Eusebio Unzue. Il grande team manager spagnolo aveva allestito una squadra da sogni per Nairo Quintana. Vincere il Giro, dove la vittoria sul Blockhaus, sembrava quasi facile. Il colombiano, invece, ha gettato al vento tutti i progressi fatti nella scorsa Vuelta (quando aveva beffato Froome con un’azione d’alta scuola), tornando adessere il corridore intimorito dagli avversari visto al Tour del 2014 e del 2015. Pur essendo lo scalatore più forte, non é riuscito a mettere un solco consistente fra sé e Dumoulin, sbagliando totalmente tattica di gara: sullo Stelvio si é fatto beffare in discesa da Nibali, mentre nel “tappone dolomitico” non ha avuto la forza di attaccare Nibali e Dumoulin.
Infine, rimane difficile giudicare le prestazioni di Vincenzo Nibali e Thibault Pinot. Il siciliano, infatti, ha firmato un’impresa d’autore e ha centrato il podio finale, ma non é parso brillante come nelle scorse stagioni. La scelta di non disputare le classiche, preferendo una preparazione impostata sulla resistenza, non ha pagato per niente. Il francese, dopo due annate terribili, é tornato competitivo, e si é concesso il lusso di vincere la tappa di Asiago, ma a cronometro é regredito e ha perso il podio, seppur per pochi secondi. Luigi M. D’Auria
Il “pagellone” del Giro d’Italia di Luigi Magnani
Dumoulin 9: Dopo la Vuelta 2015 e il Giro dello scorso anno (entrambi conclusi male) ha limato ogni dettaglio per presentarsi al meglio, rasentando la perfezione. Non merita 10 per la leggerezza con cui ha gestito la tappa dello Stelvio (in cui si é sentito male) e per le frasi sprezzanti rivolte agli avversari dopo la diciottesima tappa.
Nibali 6 1/2: La vittoria di Bormio sarà ricordato come una delle imprese più belle del ciclismo moderno, ma lo Squalo non é parso al top della condizione. Da rivedere anche il suo ruolo i manager di fatto del Team Bahrein-Merida, che non é riuscita ad allestire una grandissima squadra nonostante i grandi investitmenti fatti in inverno.
Quintana 6: Eusebio Unzue e tecnici della Movistar, aiutatelo. Il colombiano ha un talento incredibile, ma non conosce per niente le corrette tattiche di gara. Se non impara in fretta, rischia di continuare a collezionare piazzamenti senza riuscire a piazzare il grande acuto.
Pinot 6/7: Il terzo posto al Tour del 2014 non era un fuoco di paglia. Il capitano della Fdj é ritornato ad alti livelli, ma non é riuscito a salire sul podio. Il suo obiettivo per il futuro deve essere quello di combinare buona prestazioni a cronometro e in salita
Mollema e Kruiswick 5: I due olandesi hanno entrambi deluso. Il primo ha privato a reggere il passo dei migliori, ma é crollato alla distanza senza piazzare alcun acuto. Il secondo, purtroppo, non si é più ripreso dopo la caduta dell’anno scorso sul Colle dell’Agnello, senza la quale avrebbe probabilmente vinto il Giro.
Pozzovivo e Zakarin 7: Il lucano e il russo hanno animato la corsa provando qualche sortita da lontano anche quando la corsa era bloccata tatticamente, raccogliendo molti piazzamenti. I loro piazzamenti (quinto e sesto posto) sono segno di un livello medio più alto nelle posizioni di testa
Gaviria 10: il velocista della Quick Step é stato praticamente perfetto. Aiutato da gregari di lusso (come Richeze e la Maglia Bianca, Bob Jungels) ha ottenuto ben quattro vittorie in volata, sorprendendo tutti per la sua tecnica nello sprint.
Rcs Sport 7: la società organizzatrice, da quest’anno presieduta da Urbano Cairo, ha dato vita ad un Giro molto duro ed é riuscita a portare molti campionissimi al Giro d’Italia. Dopo aver celebrato i grandi campioni del passato e le salite storiche del Giro, speriamo di vedere anche degli arrivi inediti a partire dal prossimo anno, abbinati magari ad un arrivo finale al Sud, la parte d’Italia dove in assoluto il Giro é stato più seguito sulle strade.