Parigi – Ha solo ventidue anni, ma corre già come un veterano. Quest’anno avrebbe dovuto correre il Giro, ma un infortunio lo ha costretto a concentrarsi sul Tour. In fin dei conti, é andata bene così, perché Egan Bernal ha trionfato nella Grande Boucle, diventando il terzo vincitore più giovane di sempre nella corsa francese, oltre che il primo colombiano. Nonostante questi dati incredibili, la vittoria di Bernal non è stata inattesa, perché da almeno un paio d’anni si parlava di questo giovane colombiano come del futuro prossimo del ciclismo mondiale, con corridori importanti (Froome e Nibali in testa) che avevano espresso parole importanti per lui, senza contare il suo mentore, il tecnico Gianni Savio, che lo ha portato ad allenarsi in Canavese per due anni prima di cederlo al Team Sky/Ineos, perché “Egan sembrava già pronto per fare il salto nel World Tour e competere per vincere una grande corsa a tappe”.
Il percorso di Bernal, nel corso della corsa francese non é stato lineare. La Ineos non é stata in grado di replicare il dominio tattico sulla corsa che aveva posto le basi per i successi di Froome e Thomas, a causa di un’annata negativa di alcuni gregari (Kwiatkowski in primis). Nella prima settimana, la tattica di corsa tutta all’attacco di Alaphilippe ha fatto saltare il banco, rendendo la corsa appassionante e facendo sognare i francesi, che hanno trovato in Julien un corridore in grado di andare forte su tutti i terreni è pronto a fare bene anche in una corsa come il Tour, lunga tre settimane ma con meno montagne rispetto al Giro d’Italia. Il successo di Thibault Pinot sul Tourmalet, poi, sembrava l’anticamera di un duello tutto francese per la conquista della maglia gialla.
Nella terza settimana, come succede puntualmente in ogni grande giro, le carte si sono rimescolate e Bernal é stato bravo a farsi trovare pronto nelle fasi più calde della corsa, staccando gli avversari sul Galibier e nella tappa di Tignes (accorciata a causa di una frana), che hanno visto il crollo di Alaphilippe e il ritiro di Pinot, causato da un infortunio muscolare la cui entità é tutta da chiarire. Protetto anche dal compagno di squadra Thomas, costretto a recitare il ruolo di “gregario di lusso” da una squadra che non ammette dualismi interni (a differenza di quanto accaduto nella Movistar, dove Landa e Quintana si sono prestati i piedi a vicenda e sono finiti lontani dal podio), che si é classificato secondo, Bernal ha potuto chiudere la tappa di Val Thorens sapendo già che a Parigi si sarebbe vestito di giallo, dando il via ad un dominio, annunciato dagli addetti ai lavori, che potrebbe durare a lungo (basti pensare che Kruijswijk, al primo podio al Tour come Bernal, é un classe 1987).
Nel corso della Grande Boucle, non sono mancate anche le gioie per i ciclisti italiani. Matteo Trentin ed Elia Viviani hanno ottenuto dei prestigiosi successi di tappa, mentre Vincenzo Nibali, che non é riuscito a incidere nella classifica generale, si é riscattato vincendo con grinta e classe la tappa di Val Thorens. Positivo anche il rientro in corsa, dopo un grave infortunio, di Fabio Aru, che potrà presentarsi pronto al via di una Vuelta che vedrà al via tantissimi corridori interessati a chiudere al meglio la stagione 2019, da Simon Yates a Geraint Thomas, passando per lo stesso Aru e Alejandro Valverde. Donato D’Auria