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Settimanale indipendente fondato e diretto da Donato D’Auria. Registrato presso il Tribunale di Torino il 7 ottobre 2011 n. 64

Ciclismo

Primoz Roglic vince la Vuelta Espana numero 74

24 settembre 2019

Madrd – Per Primoz Roglic il successo alla Vuelta Espana numero 74 ha un sapore dolcissimo. Il corridore sloveno, infatti, ha trovato la sua definitiva consacrazione, ottenendo il suo primo successo in una grande corsa a tappe, riscattando anche il piazzamento sul podio al Giro di quest’anno, ottenuto dopo essere stato beffato da Richard Caparapaz a Courmayeur e superato da Nibali proprio alla penultima tappa.

Dal punto di vista tecnico, il successo di Roglic puó essere paragonato a quelli ottenuti da Froome nei Tour de France degli anni passati: dominio totale nelle prove contro il tempo (Roglic ha dato almeno due minuti a tutti gli avversari nella cronometro di Pau) e grande gestione nelle tappe in salita grazie anche  all’aiuto di splendidi gregari . A rendere speciale il successo di questo ex atleta di salto con gli sci, peró, c’é il modo in cui è maturato questo successo nel corso delle tre settimane, visto che in ben nove arrivi in salita nessuno dei principali rivali é riuscito a staccarlo e, anzi, spesso sono stati proprio gli scalatori puri (Quintana e Lopez su tutti) a pagare dazio.

Il podio finale é stato completato, meritatamente, da Alejandro Valverde e Tadej Pogacar. La stella del murciano, a 39 anni, continua a brillare e il campione del mondo in carica si è tolto lo sfizio di ottenere il decimo podio nei Grandi Giri in carriera e di vincere una tappa in salita d’autorità, superando allo sprint proprio Roglic. Pogacar, invece, ha appena vent’anni, ma talento e intelligenza tattica da vendere. Pur avendo perso terreno sulle salite più dure dei Pirenei, ha saputo gestirsi nel corso delle tre settimane e, sfruttando anche il fatto di non essere “marcato” da Roglic, ha vinto tre tappe e agguantato il podio con un’azione spaziale nella ventesima tappa, in cui é partito a quaranta chilometri dall’arrivo di Plataforma de Gredos. Il duello con il vincitore del Tour, Bernal, potrebbe infiammare il ciclismo per i prossimi dieci anni: entrambi sono forti a cronometro, ma non sono cronoman come Froome e Dumoulin, quindi sono anche obbligati a cercare di fare la differenza in salita.

Tra i delusi di questa Vuelta, sicuramente i due colombiani Quintana e Lopez. Il primo, nonostante una vittoria di tappa e un attacco spettacolare nella diciassettesima frazione, si é sempre staccato dai migliori in salita, chiudendo male la sua lunga esperienza alla Movistar (il prossimo anno si accaserà all’Arkea Samsic). Il secondo, pur potendo contare su una squadra di altissimo livello, non é mai riuscito a infliggere il colpo del ko agli avversari, e nella terza settimana é parso svuotato e senza forze.Male anche gli italiani, con Fabio Aru mai in palla e messo in discussione da una squadra che ha praticamente annunciato di voler puntare su Pogacar e non sul sardo in futuro. Tra gli altri, é mancata la vittoria di tappa a Formolo e Brambilla, che hanno perso l’occasione di essere convocati dal Ct Cassani per i Mondiali dello Yorkshire.

La stagione 2019 dunque, ha consegnato al ciclismo mondiale almeno quattro corridori giovani e in grado di sostituire l’attuale generazione di ciclisti d’elite. Tra la crescita di Roglic e Van Der Poel e le esplosioni di Carapaz e Bernal, dunque, il presente e il futuro del nostro ciclismo sembrano essere in buone mani, anche se, a partire dal prossimo mondiale, non si potrà non sottovalutare l’eterna fame di successi di campioni come Philippe Gilbert (tornato in forma alla Vuelta è pronto a un mondiale da protagonista) e Vincenzo Nibali, che ha messo nel mirino il prossimo Giro di Lombardia. Luigi M. D’Auria

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