Torino – Gianni Mura ci ha lasciato all’improvviso, il 21 marzo a Senigallia, dove si trovava per una delle sue recensioni gastronomiche con la moglie Paola. Si tratta di una grave perdita per il mondo del giornalismo italiano, a cominciare da quello sportivo. Non sono mancati i messaggi d’affetto e di ricordo da parte di sportivi, giornalisti ed esponenti del mondo della cultura. Tutti avevano qualcosa da dire su Gianni Mura, perché Mura aveva saputo raccontare ciascuno di questi mondi con precisione e intelligenza.
Anche per questo, a pochissimi giorni dalla sua morte, Repubblica ha pubblicato, con prefazione di Carlo Verdelli, “Il Mondo di Gianni Mura”. Si tratta di una raccolta di articoli, racconti e recensione di questo personaggio eclettico e geniale, nato giornalista alla Gazzetta dello Sport (grazie ad una compagna di classe del Liceo Manzoni di Milano), la cui carriera é decollata grazie al ciclismo e allo sport, che ha continuato a “cantare” (in continuità con la tradizione del suo maestro Brera) anche con il Corriere d’Informazione e con la Repubblica, su cui ha scritto dal 1983, quando Eugenio Scalfari si convinse ad aprire le porte del suo giornale anche allo sport.
Acculturato ma senza darsi troppe arie, impegnato politicamente ma senza essere fazioso, innamorato dei grandi campioni (Pantani, Ocana, Chiappucci e da ultimo Nibali tra i suoi “protetti”, sia nei giorni delle imprese che in quelli più duri) ma anche dei gregari, Gianni Mura ha saputo scrivere di cultura sportiva, stabilendo un rapporto privilegiato con il Tour de France, che negli anni ha saputo tramutate in un veicolo per narrare la tradizione gastronomica e culturale di tutti i dipartimenti francesi, alternando un piatto di Cassoulet o una selezione di Roquefort alla cronaca della corsa, magari accompagnando il tutto con qualche brano dei suoi cantanti preferiti.
Gianni Mura, che anche questa testata considera un maestro, mancherà a tanti. Non vogliamo dire, con una troppo abbondante dose di retorica, che con lui “é morto” un certo modo di fare giornalismo, ma certamente sarà difficile eguagliare il suo modo di raccontare. Ci auguriamo che Gianni Mura sia ricordato dal mondo sportivo italiano, anche se certamente a lui piacerebbe molto di più farsi dedicare una canzone da Paolo Conte o una vittoria di tappa al Tour de France da qualche corridore che completa una lunga fuga solitaria, magari sotto l’occhio vigile del commissario Magrite, personaggio del suo romanzo “Giallo su Giallo” (ambientato durante il Tour 2005). Luigi M. D’Auria