Gianni Mura racconta le sue passioni sportive e non, nel suo libro “Tanti Amori”
Ho già confidato ai miei dieci lettori la mia grande passione per Gianni Mura, grandissimo giornalista sportivo e forse uno dei più grandi di tutti i tempi.
La prima volta che lessi un articolo di Gianni Mura rimasi impressionato dalla sua grande capacità di raccontare le corse ciclistiche dando un tono poetico e, nel mondo delle tecnologie, uno stampo pionieristico alle imprese dei gregari, dei tappini di montagna, alle vittorie del Chievo a San Siro, alle vittorie di Vettel ai tempi della Toro Rosso, alle grandi imprese di qualche campione dimenticato e vecchio.
In questo libro Gianni Mura racconta le sue passioni sportive e non, scrivendo in modo più maturo dei precedenti libri, ossia Giallo su Giallo e Ischia, che fanno capire al lettore le passioni di Mura, ma senza riuscire a condensarle in un numero contenuto di pagine, e che allo stesso tempo permette a Gianni Mura di schierarsi “politicamente” (sempre a livello sportivo si intende) dalla parte dei più deboli o dei campioni che, nonostante una grande carriera, sono stati rifiutati dalle proprie federazioni perché politicamente fuori dalla norma o addirittura scorretti.
Il libro di Gianni Mura però, non è solo questo: infatti, il giornalista, parlando della sua carriera, racconta anche le sue passioni, i campioni che lo hanno entusiasmato (primi fa tutti Pantani e Bearzot) non solo in ambito sportivo, visto che Gianni Mura dedica un intero capitolo alle sue passioni musicali ricordando i suoi cantanti preferiti, primi fra tutti Paolo Conte, Sergio Endrigo e Francesco Guccini; oltre a Mariangela Melato, attrice che Mura avrebbe voluto addirittura Presidente della nostra Repubblica.
Uno dei capitoli più interessanti del libro è quello che riguarda l’etica, infatti Mura racconta quelle esperienze a livello di etica: un famoso convegno a San Daniele del Friuli dove duecento persone lo ascoltarono leggere delle poesie di Apollinaire oppure di un convegno su sport e razzismo a Brescia dove ad ascoltare monumenti dello sport e del giornalismo sportivo come Velasco e lo stesso Gianni Mura erano presenti soltanto quattro sindacalisti e tre Senegalesi, persone che però meritano grande rispetto perché moltissime altre persone quella sera saranno state sul divano a vedere un film.
Gianni Mura, quindi, si racconta, ma soprattutto racconta quello che dovrebbe essere il vero sport, quello fatto di agonismo, ma, anche e soprattutto, di divertimento e di rispetto reciproco. Lo sport di cui ci parla Gianni Mura è quello dove chi perde sa perdere nel modo giusto e chi vince sa vincere nel modo giusto. Lo sport di cui ci parla Gianni Mura è lo sport in cui il Brest si trova in testa al Campionato Francese di calcio e non festeggia, ma manda in ritiro i giocatori per rispetto degli ultimi in classifica. Lo sport di cui ci parla Gianni Mura è il vero sport. Luigi Maria D’Auria