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Settimanale indipendente fondato e diretto da Donato D’Auria. Registrato presso il Tribunale di Torino il 7 ottobre 2011 n. 64

Allenamento

Sandor Iharos 1955 – 1964 (Ungheria)

19 settembre 2013

I più Grandi mezzofondisti degli ultimi cent’anni secondo RunningSportNews, nelle varie epoche

1)    Hannes Kolehmainen 1912; 2) Paavo Nurmi 1920; 3) Gunder Hagg; 4) Emil Zatopek; 5) Sandor Iharos; 6) Vladimir Kuts; 7) Ron Clarke; 8) Lasse Viren; 9) Fernando Mamede; 10) Said Aouita; 11) Alberto Cova; 12) Halle Gebresellassie; 13) Paul Tergat; 14) Kenenisa Bekele; 15) Mohammed Farah.    

4 . Sandor Iharos 1955 – 1964 (Ungheria)

Per parlare di Iharos, è doveroso innanzitutto parlare del suo allenatore, Mihalj Igloi. Come la maggior parte dei precursori di metodi originali di allenamento, agli inizi della sua carriera Igloi correva con gli atleti. Ne risultava che egli, non solo capiva l’allenamento, ma lo sperimentava su se stesso.

Il suo originale contributo ai metodi di preparazione, fu l’introduzione delle serie di veloci e corte ripetizioni di corsa. Benchè Igloi avesse formulato e collaudato il suo sistema mentre Emil Zatopek godeva delle sue grandi vittorie, egli non fu influenzato dai successi di Zatopek. Igloi arricchì il suo lavoro con una larghissima varietà di corse ripetute, così da dare quasi l’impressione di una barocca esagerazione. I suoi metodi erano in netto contrasto con la semplicità dell’allenamento di Zatoprk.

Igloi introdusse, infatti, nell’allenamento, delle serie di corte e intense ripetizioni di corsa, che producevano un alto debito di ossigeno, il quale veniva poi ristabilito durante il periodo di recupero tra ciascuna di queste serie. Così l’atleta sviluppava l’abilità e la capacità di tollerare questo debito di ossigeno. Il correre delle serie di ripetute, in breve distanza, ad andatura molto veloce, permise agli atleti di Igloi di ottenere eccellenti risultati su una larga varietà di distanze, così come fece a suo tempo Paavo Nurmi, ma su un piano molto più alto e ad un livello che sarebbe stato impossibile ottenere con i vecchi metodi di allenamento. Il sistema ungherese cambiò, quindi, il monotono allenamento di Zatopek, che aveva delle limitazioni per quanto riguardava lo sviluppo della velocità. Igloi, dividendo l’allenamento annuale in tre periodi, faceva effettuare sempre delle prove di ritmo, che si aggiravano tra i 50 e i 400 metri, facendo ripetere le più brevi specialmente in primavera e nel periodo agonistico vero e proprio. In altre parole, le ripetizioni venivano corse più rapidamente della velocità media di una data distanza, ma accentuando il passo veloce sul ritmo. Allenandosi in questo modo su varie e corte ripetizioni, si rendeva più facile il correre ad un passo più lento sulle distanze più lunghe. Così si allenava Iharos che, insieme agli altri due ungheresi Rozzavolgyi e Tabori, costruì un  trio d’eccezione. Igloi non amava stabilire tabelle di allenamento a tempi lunghi, ma stabiliva l’allenamento giorno per giorno a seconda dello stato di salute dell’atleta, delle condizioni ambientali, dell’obiettivo a cui mirava l’allenamento. Quindi, il suo sistema si basava in larga parte sulla personale intuizione ed abilità di interpretare la reazione dei suoi atleti. Un’abilità che non si poteva insegnare agli altri. Questo spiega perché tutti coloro che tentarono di copiare il metodo di Igloi non ottennero risultati degni di nota.

Iharos, consigliato da Igloi, divideva ogni giorno l’allenamento in due parti, consentendo perciò al fisico di affrontare l’allenamento pomeridiano in condizioni più idonee e, quindi, ad una maggiore intensità. Il suo lavoro pomeridiano consisteva quindi in due terzi o tre quinti dell’intero allenamento giornaliero. Il lavoro mattutino durava circa un’ora, basata sul principio dell’intervall-training che comprendeva brevi ripartizioni di corsa.

Per esempio: 2 x 100 metri + 2 x 200 metri + 2 x 100 metri + 2 x 60 metri. I primi 100 metri venivano corsi ad un ritmo di 20”, poi sempre più veloce, man mano che si scaldava. Il recupero dopo ogni ripetizione era fatto in souplesse, percorrendo metà della distanza corsa in precedenza, ad esempio: 50 metri in souplesse dopo ciascun 100 metri veloce.

Andras Csaplar, avversario e amico di Igloi (che allenò lo smilzo Kovacs usando i metodi del famoso coach tedesco Woldemar Gerschier, graduando l’allenamento delle ripetizioni sulle lunghe distanze a quelle sulle brevi e più veloci), scrisse che Igloi faceva eseguire a Iharos per lo più ripetizioni sui 100, 200, 300, 400 metri; raramente ripetizioni sui 1.200 e 1.500 metri in quanto queste distanze erano usate solo occasionalmente per controllare il grado di forma prima della gara.

Iharos venne portato da Igloi ad una base logica di velocità molto forte (3.40’8 nei 1.500 metri). Ebbe nella ricerca dei primati una precisa collocazione da Igloi il quale, seppure ritenuto da molti una persona empirica o matta, era invece un tecnico qualificato e qualificante che basava e adattava il suo lavoro alle condizioni psichiche degli atleti. Iharos spaziava su ogni distanza e nel 1955 entrò in possesso dei primati mondiali dai 3.000 ai 10.000 metri. Sui 5.000 metri era potenzialmente in grado di stabilire un record fuori portata per Kuts. Valeva meno di 13’30”, ma sui 5.000 metri si comportò sempre da improvvisatore.

In seguito, il fenomenale mezzofondista decise di entrare nella sfera del primato senza altri indugi. Era il 1955 e, dopo cinque anni di preparazione con Igloi, era giunto ad una perfetta maturazione.

Nella capitale ungherese, il 10 settembre, ottiene 13’50”8; ma il 18 dello stesso mese, il valoroso Kuts passò al contrattacco a Belgrado e girò vorticosamente in 13’46”8…..Iharos accusò il colpo da gran signore: “molto bravo, Vladimir!” gli mandò a dire “ora tocca di nuovo a me!” Il 23 ottobre, la sua magra sagoma da asceta riapparve in pista ed il primato mondiale fu massacrato in 13’40”6 (al passaggio delle tre miglia in 13’14”2, aveva ancora solo 2 metri di vantaggio); ma la cosa più fantastica avvenne all’ultimo chilometro, percorso al passo sbalorditivo di 2’33”6! Con una migliore distribuzione di energie, avrebbe potuto senz’altro avvicinare i 13’30”. Questi furono i tempi di passaggio: 2’42” – 5’28” – 8’16” – 13’40”

Egli restò tuttavia l’uomo dell’”assolo”, poiché non riuscì mai a rendersi giustizia nelle grandi competizioni.

A sua attenuante si deve aggiungere che l’insurrezione del 1956, con ripercussioni di varia natura, compromise, proprio nel momento cruciale, la sua preparazione per i Giochi di Melbourne.

Igloi, rifugiatosi negli Usa dopo i giorni di Budapest, applicò anche laggiù i suoi metodi, che diedero i loro risultati con le vittorie alle Olimpiadi di Tokio nel 1964 di Schul sui 5.000 metri e Mills sui 10.000 metri. Donato D’Auria

I limiti personali di Sandor Iharos: 3.000 metri 7’55”6, 5.000 metri 13’40”6; 10.000 metri 28’42”8.

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