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Settimanale indipendente fondato e diretto da Donato D’Auria. Registrato presso il Tribunale di Torino il 7 ottobre 2011 n. 64

Allenamento

Emil Zatopek 1948 – 1955 (Cecoslovacchia)

31 agosto 2013

I più Grandi mezzofondisti degli ultimi cent’anni secondo RunningSportNews, nelle varie epoche

1)    Hannes Kolehmainen 1912; 2) Paavo Nurmi 1920; 3) Gunder Hagg; 4) Emil Zatopek; 5) Sandor Iharos; 6) Vladimir Kuts; 7) Ron Clarke; 8) Lasse Viren; 9) Fernando Mamede; 10) Said Aouita; 11) Alberto Cova; 12) Halle Gebresellassie; 13) Paul Tergat; 14) Kenenisa Bekele; 15) Mohammed Farah.    

3.     Emil Zatopek 1948 – 1955 (Cecoslovacchia)

Il periodo compreso tra il 1948 e il 1955 fu l’epoca di Emil Zatopek, che sembrò rinnovare quella di Nurmi. Diciotto primati mondiali, triplice vittoria olimpica ad Helsinki (5.000, 10.000 metri e maratona), imbattibilità nei 5.000 metri dal 1948 al 1952 e nei 10.000 metri dal 1948 al 1954.

 

Sin da giovane, Zatopek restò fortemente impressionato dalle condizioni e dal temperamento agonistico dello svedese Andersson e fece tesoro dei consigli del rivale di Hagg, anche se adottò poi, soltanto in parte, i metodi svedesi. Negli anni che precedettero la sua “esplosione”, il cecoslovacco si sottopose ad un super lavoro che andava ben oltre i limiti normali del fartlrk svedese. Infatti, alla regolare andatura dei finlandesi, i quali avevano fissato un ritmo di costante ed elegante cadenza e di guida alternata, Zatopek oppose la spezzatura del  ritmo, la vampa degli scatti, la durata degli allunghi, riallacciandosi fondamentalmente a Shubb, ma partendo da una preparazione fisica diversa. Adattò l’allenamento frazionato al fondo e quindi, a grandi linee, seguì quello che oggi è noto sotto il nome di allenamento intervallato (I.T.). Correva quasi sempre su distanze fisse (di solito 200 e 400 metri) per un gran numero di volte, dando, tra una prova e l’altra, un intervallo abbastanza breve di circa 60 – 90”. Il suo allenamento può essere espresso in questa breve e semplice formula: 5-10 x 200 metri + 20 – 40 x 400 metri + 5 – 10 x 200 metri.

L’Intervall-training del ceko era diviso in tre serie (200 – 400 – 200 metri) con un intervallo relativamente lungo (200 metri) di recupero tra una prova e l’altra. A seconda del periodo in cui si trovava poi, aumentava la razione di allenamento giornaliero, accorciando al tempo stesso gli intervalli.

La mole  di lavoro svolta durante la sua carriera agonistica fu eccezionale: 800 km al mese, come dire oltre 26 km al giorno. Il suo principio base, sicuramente seguito da altri prima di lui, ma non in così grande misura, consisteva nel rendere l’allenamento talmente duro e difficile da trovarsi poi, in gara, in condizioni di relativa agiatezza. A tal proposito correva per ore e ore, quando ne aveva l’occasione, su terreno bagnato o fangoso o accidentato e spesso anche con scarponi da montagna e con pesi attaccati al corpo. I suoi successi dipesero quindi essenzialmente dall’enorme mole di allenamento cui sistematicamente si sottopose e dalla sua acquisita capacità di soffrire. Furono tutte queste cose, che consentirono a Zatopek di sfoderare, in gara, quella grinta e quella volontà tremenda di vincere; sono da ricordare i vari duelli agonistici con il belga Reiff sui 5.000 metri.

Secondo Nurmi, Zatopek otteneva i suoi risultati con troppa fatica, ma gli riconosceva di essere sempre rimasto in ottima forma e in soddisfacenti condizioni fisiche. Secondo Gerschler, correva troppo lentamente e compiva troppo ripetizioni.

E secondo Zatopek?

Da Gerschler prese l’idea dell’allenamento frazionato, adattandolo ai propri mezzi fisici. Correva in gara muovendo la testa, facendo smorfie e, a chi chiedeva il perché di uno sforzo che appariva grottesco, rispondeva che correre non è pattinare artisticamente sul ghiaccio. Anche quando espresse il meglio di sé, tra il 1950 e il 1954, Zatopek disse: “credetemi, non sono un fenomeno: allenatevi quanto me e farete meglio di me. Tutto il mio allenamento è fondato sull’impiego di una serie di “sprint a ripetizione”:  ciò presenta il vantaggio di rendere possibile contemporaneamente l’allenamento alla velocità e alla resistenza. Così mi sono allenato in occasione della mia prima gara sui 1.500 metri, e nello stesso modo anche per la maratona di Helsinki. Molte volte ho dovuto allenarmi da solo e in condizioni disagiate sotto la pioggia, la neve e nel fango; ma questo è proprio quello che ci vuole per acquistare forza, resistenza e abituare un fondista alle diversità del terreno”.

La gran forma di Zatopek si rilevò in occasione del nuovo record mondiale sui 5.000 metri: 1” meno di Hagg. Questi i tempi di passaggio ai vari km, dei due atleti:

Hagg – 2’40” – 5’27” – 8’15”5 – 11’09” – 13’58”2

Zatopek – 2’47”2 – 5’34”4 – 8’23”5 – 11’13”4 – 13’57”2

Mentre lo svedese, alla fine, sensibilmente affaticato, ebbe un calo di rendimento, il cecoslovacco ebbe le forze necessarie per recuperare lo svantaggio.

Zatopek fu più grande di Nurmi, poiché ebbe ragione di una coalizione molto più agguerrita, mentre il finlandese fu più volte battuto anche nei momenti migliori della sua carriera. La sua velocità di base, non era più alta di quella di Nurmi, ma  in fatto di qualità morali valse molto di più: con un limite fondamentale di 3’52”8 sui 1.500 (contro i 3’52”6 di Nurmi, primato mondiale nel 1924), Zatopek corse i 10.000 metri in 1’11”9 meno del campione finnico. Grosse imprese ha, comunque, ottenuto anche sulle distanze maggiori. A tal proposito è doveroso ricordare che Zatopek fu il primo uomo ad infrangere il muro dei 20 km in un’ora, precisamente con il risultato di metri 20.052,40. Quando l’ottenne si gridò al miracolo: ed era infatti miracoloso allora, che un essere umano avesse corso due volte di seguito i 10.000 metri in meno di 30’.

Oggi, anche un mediocre atleta sa scendere almeno una volta sotto i 30’; il raddoppio dovrebbe essere possibile, anzi lo è, senza dubbio, per molti atleti di buon valore, purché ben allenati, poiché si sa che nel fondo è più questione di allenamento che di qualità naturali. Molti sono stati i nomi illustri, a cominciare da Kolhemainer per finire a Viren, campione a Monaco nel 1972 e a Montreal nel 1976, impostosi sia sui 5.000 che sui 10.000 metri. Nessuno però è riuscito a fare sua anche la più lunga e massacrante gara: la maratona. In quella occasione, per elogiare le stupende doti di questo atleta, furono spesi fiumi di parole illustri, i giornalisti lo definirono “un fenomeno”, ma una cosa è certa: Zatopek fu senz’altro il più grande campione che la Cecoslovacchia abbia mai avuto e fu per merito suo se, in campo atletico, questo Paese uscì dalla mediocrità nella quale fino ad allora era vissuto, per diventare una Nazione di primo piano. Donato D’Auria

Le migliori prestazioni di Emil Zatopek: 1.500 metri 3’52”8; 2.000 metri 5’20”5; 3.000 metri 8’07”8; 5.000 metri 13’57”2; 10.000 metri 28’54”2; 1 Ora di corsa 20.052,40 metri.

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