Ciclismo
Il colombiano Quintana vince il 97esimo Giro d’Italia d’astuzia sulle montagne
06 luglio 2014
Il colombiano Quintana vince il 97esimo Giro d’Italia d’astuzia sulle montagne
Trieste – Dopo ventuno giorni di battaglie, Nairo Quintana può finalmente esultare. Sembra passato un secolo, da quando il colombiano venuto dalle alte vette delle Ande andava in crisi a Oropa, piegato da un attacco a sorpresa dal lucano Domenico Pozzovivo. Sembra passato un niente, invece, da quando dominava l’arrivo temutissimo della Val Martello, dopo un’attacco non proprio corretto sulla discesa dello Stelvio, sfruttando un’amnesia dei suoi principali rivali, convinti che la discesa fosse neutralizzata. Polemiche a parte, Quintana ha, comunque, vinto con merito il Giro, stregando tutti con quel suo danzare sui pedali in salita che lo rende diverso nello stile da tutti gli altri, ma armonioso in bici e vincente.
Secondo classificato l’altro colombiano Rogoberto Uran, al primo podio in un grande giro. Uran ha corso con intelligenza, dominando la cronometro dei vini da Barbaresco a Barolo, ma non è riuscito a contrastare Quintana sulle grandi salite, dimostrando di dover ancora migliorare un po’ per aspirare ad una vittoria nelle corse a tappe più importanti. Terzo, piacevole sorpresa, è stato il sardo di San Gavino Monreale, Fabio Aru, capace di imporsi nella tappa che arrivava a Plan di Montecampione (impossibile dimenticare l’impresa di Pantani nel 1998) e di giungere secondo nella cronoscalata del Grappa. In generale, è risultata evidente la maturazione agonistica di Aru, capace a soli ventitré anni di gestire una squadra fortissima, come l’Astana, è di saper correre in attacco come in difesa.
Quarto posto a sorpresa per Pierre Rolland: attacando in ogni tappa è riuscito ad imporsi con coraggio nella parte alta della classifica, anche se alla lunga ha pagato gli sforzi profusi nelle prime tappe. Quinto uno splendido Domenico Pozzovivo, giunto ormai al settimo piazzamento tra i top ten al Giro, che ha dato spettacolo attaccando spesso e mischiando le carte in tavola nelle brevi, ma dure, tappe appenniniche. Se Rafal Majka e Robert Kiserilowski confermano i risultati dello scorso anno con il sesto e il decimo posto, le noti dolenti sono, come spesso accade, gli italiani. Ivan Basso, Michele Scarponi e Damiano Cunego non hanno fatto nulla per dare spettacolo sulle montagne e, nonostante proclami e annunci vari, penso che il loro tempo nell’universo del ciclismo internazionale sia finito. Gente come Aru e Diego Ulissi (che ha vinto due tappe), merita sicuramente più attenzione di corridori che costantemente sono sconfitti da atleti considerati rincalzi dalle altre potenze del ciclismo mondiale, come Spagna e Colombia.
Nella speranza che il ciclismo continui ad emozionare tutti gli appassionati, auguro buon ciclismo a tutti i miei venticinque aficionados lettori. Luigi Maria D’Auria
Le Pagelle del Giro del nostro redattore
Nairo Quintana 9: ha dimostrato di essere uno dei più forti corridori del mondo, vincendo la tappa della Val Martello e dominando la crono del Grappa. Semplicemente fantastico.
Rigoberto Uran 8: ogni anno migliora leggermente, diventando sempre più forte. Quest’anno è migliorato a cronometro, guadagnando con la vittoria di Barolo il secondo posto.
Fabio Aru 9 e mezzo: è incredibile come ha corso questo Giro. Pochi alla sua età erano così forti, soprattutto se si considera come ha gestito la squadra (Mikel Landa 7: grande lavoro per Aru e top venti in generale).
Pierre Rolland 7: sembrava venuto solo per vincere una tappa, invece, ha finalmente corso da uomo da corse a tappe.
Domenico Pozzovivo 7 e mezzo: nonostante i trentadue anni, ha ancora la voglia di un ragazzino e, dopo la Vuelta dell’anno scorso, ha finalmente capito che può lottare con i campionissimi.
Rafal Majka 6 e mezzo: ha confermato la posizione dell’anno scorso, ma aveva la squadra tutta per lui, quindi poteva fare di più.
Wilko Kelderman 7: il giovane olandese ha finalmente espresso una piccola parte del suo potenziale, correndo con intelligenza e attaccando spesso in salita.
Cadel Evans 5: era partito per arrivare sul podio, ma sulle montagne si è letteralmente sciolto come neve al sole, senza lasciare alcuna traccia.
Ivan Basso. Michele Scarponi e Damiano Cunego 4: va bene la sfortuna, va bene che gli altri sono più giovani, ma se ti stacchi da quaranta corridori sul Gavia non puoi puntare alla classifica.
Robert Kiserlowski 6: per la terza volta è arrivato nei primi dieci, ma visto il talento si poteva fare decisamente di più.
Julian Arredondo 7: all’esordio al Giro ha attaccato su ogni strappo, infiammando la corsa. La maglia azzurra di miglior scalatore è decisamente meritata.
Matteo Robottini 6 e mezzo: finalmente è diventato un uomo di classifica, dopo la maglia azzurra del 2012. Bravo per come ha lottato, ma dopo i primi venti di quest’anno, il prossimo anno deve puntare ai primi 10.