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Settimanale indipendente fondato e diretto da Donato D’Auria. Registrato presso il Tribunale di Torino il 7 ottobre 2011 n. 64

Donato Politica Press

A proposito di debito pubblico. Appunti da una crisi

31 dicembre 2012

A proposito di debito pubblico. Appunti da una crisi

Correva l’anno 1971, il presidente americano Richard Nixon decide di mettere fine al sistema di cambio che ha governato il mercato mondiale dalla fine della seconda guerra mondiale e sceglie di abbandonare definitivamente la parità tra dollaro e oro sancita nel 1944 dagli accordi di Bretton Woods dando l’avvio ad un nuovo ordine economico-finanziario mondiale fondato sul debito. Il mondo ha iniziato a stampare moneta e ad usare la valuta e il debito come mezzo per creare ricchezza, ma anche svalutazione e inflazione. Questa non è sempre stata negativa. Ricordiamo gli anni settanta, in Italia, quando la forte inflazione e la continua svalutazione della lira permetteva a grandi aziende come FIAT, ILVA ecc. di vendere i propri prodotti all’estero a basso prezzo. Di per sé il debito non è negativo. Bisogna, però, saper distinguere tra debito buono e debito cattivo. Un debito che serve per finanziare investimenti volti a creare prodotti e servizi ed ha lo scopo di creare valore aggiunto è un debito buono. Un debito usato per acquistare beni voluttuari, finanziare prebende e privilegi, creare posti di lavoro inutili, crea solo altro debito che va rifinanziato con ulteriore debito. Questo è un debito cattivo. Non porta in sé nuovo valore; quindi, brucia, cancella, volatilizza il valore costruito con l’economia. Il dramma è ché politiche scellerate basate sul debito “cattivo” continuano da almeno 30 anni imperterrite, come se nulla fosse. C’è l’idea che il sistema possa perpetuarsi semplicemente continuando a stampare moneta. Quella che stiamo vivendo oggi è qualcosa di diverso da una crisi così come ne abbiamo avute in passato. Stiamo vivendo un momento di passaggio epocale: l’uscita dall’era industriale per entrare in qualcosa di “altro” che non è ancora ben definito. La crisi attuale non può essere affrontata nello stesso modo in cui sono state affrontate le crisi delle epoche precedenti, attraverso il debito, appunto. Si sente dire che a metà 2013 cominceremo ad uscire dalla crisi, no nel 2014, no forse nel 2015, no la crisi è alle spalle! Ognuno spara la sua a seconda della convenienza del momento, ma senza che vi sia un fondamento, senza sapere come e perchè si uscirebbe dalla crisi dal momento che nessuno di quelli che gestiscono il potere ha voglia e intenzione di cambiare una virgola di quello che hanno fatto fino ad ora. Le soluzioni finora proposte dalla nostra classe dirigente, che si basano fondamentalmente su debito e tasse, non hanno funzionato e non funzioneranno; tuttavia questa che stiamo vivendo potrebbe diventare una grossa opportunità per noi e per il nostro Paese. Ogni volta che si presenta una crisi, ci si trova di fronte a grossi trasferimenti di ricchezza che da mani vecchie si trasferiscono a mani nuove. Ogni cambiamento epocale è un momento doloroso per un singolo e per una nazione ma è anche una grossa opportunità perchè  le carte vengono mischiate e si gioca un gioco nuovo con regole nuove. Noi come singoli e noi come nazione possiamo scegliere di soccombere di fronte a questa crisi o di cogliere le opportunità che si apriranno. Si tratterà di sapere osservare, sapere imparare, sapere agire e sapere aspettare; ma la domanda è doverosa? C’è la faremo come singoli e come nazione? In passato l’Italia c’è l’ha sempre fatta ed è sempre rinata più bella, più ricca e più forte. Per il momento indizi positivi non ve ne sono. Stiamo a vedere. Giovanni Senatore

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