Il grande Campione di Tennis Rafael Nadal si racconta
Nell’estate 2013, la redazione di RunningSportNews mi ha sollecitato di leggere e fare una recensione sul bellissimo libro di Rafael Nadal, che ho letto, studiato con coinvolgimento e recensite al mare di Pineto degli Abruzzi, durante gli intervalli dello stage di allenamento di podismo; addirittura, durante le lezioni di didattica, ne ho tratto spunti per fare esempi sulla resistenza e la psicologia del campione.
Rafael Nadal, un predestinato e precoce campione che a sei anni ha iniziato ad allenarsi con gli altri bambini con il maestro suo zio Toni, in un’ambiente ricco di affetto e fiducia, che con il giusto equilibrio tra tensione e controllo, è fiorito di talento. Bisogna dividere la carriera in due parti: la parte giovanile fino al 2004, lo vede campione del Grande Slam, fino al 2013 con la vittoria degli internazionali d’Italia e del Roland Garros di Parigi. Il primo Nadal lottava per ogni punto come se fosse l’ultimo, con coraggio e bravura, con lo zio Toni che gli sottolineava sempre la parola “resistere”. Resistere, tollerare qualunque cosa ti capiti, imparare a superare la debolezza e il dolore, spingerti fino al limite senza crollare, per andarsi a congratularsi con gli avversari e dirgli “Bravo. Bella partita”. “Resistenza” una parola che zio Toni gli ha inculcato nella testa fin da quando era piccolo. Esprime una filosofia di vita spartana e quasi ascetica che molti campioni hanno trasformato nella loro missione (pensiamo ad esempio al grandissimo Pietro Mennea).
Secondo molti esperti di tennis Nadal e Borg sono i più grandi tennisti su terra rossa della storia. Io, invece, mi sento di concordare solo in parte con questa tesi, perché Borg dominava su erba e su terra, che allora erano le uniche superfici esistenti; mentre Nadal non ha pensato fin da subito a dominare sull’erba, preso dai numerosi impegni sul cemento. Inoltre, Nadal ha avuto bisogno di piccoli ma decisivi accorgimenti come il bak o la vollée di rovescio ad una mano che lo hanno trasformato in un grandissimo interprete del cemento (e il 2013 lo sta dimostrando), ma non in un erbaiolo puro. Bisogna, però, riconoscere che Nadal è il più vincente giocatore sulla terra e che i recenti successi sul cemento lo hanno trasformato in un giocatore totale, permettendogli di scrollarsi di dosso l’epiteto di terraiolo puro. Bisogna pure dire che Nadal incarna le caratteristiche di Bjorn Borg e l’esuberanza agonistica di John McEnroe, i protagonisti della più grande rivalità che il tennis abbia mai conosciuto. Borg era puro ghiaccio, McEnroe era tutto fuoco. Il Nadal due è stato dal 2008 al 2010, periodo in cui ha vinto tutto il Grand Slam Open di Francia e Wimbledon e la Medaglia d’Oro alle olimpiadi di Pechino, grazie allo Zio Toni, nonché allenatore e amico. Per chiudere invito gli sportivi a leggere Rafa, la mia storia di Rafael Nadal e John Carlin edito da Sperling & Kupfer un campione, che da stella emergente, è un talento, ma il suo valore aggiunto è stata un’ambizione smisurata. Adesso aspettiamo il Nadal terzo, come gestirà e finirà la sua splendida carriera. Donato D’Auria