Libri sportivi
Il Campione di tennis Tonino Zugarelli si racconta in “Il Riscatto di un ultimo”
06 luglio 2014
Il Campione di tennis Tonino Zugarelli si racconta in “Il Riscatto di un ultimo”
Sono passati ben trentotto anni da quando l’Italia vinceva, la prima e finora l’unica, Coppa Davis. I componenti di quella squadra erano sicuramente il grande Adriano Panatta, che vinse in quel magico 1976 anche il Roland Garros, Corrado Barazzutti, il secondo singolarista e numero sette del mondo e Paolo Bertolucci, grande doppista e compagno di doppio di Panatta. Questi furono coloro che giocarono in finale a Santiago del Chile, ma quella squadra era composta da un altro giocatore: Tonino Zugarelli, conosciuto da tutti come “Zuga” e considerato la riserva di quella magica squadra. Da un certo punto di vista Zugarelli era il giocatore meno forte di quell’Italia, ma bisogna ricordare che Zugarelli era il giocatore più dotato sui campi non in terra rossa e che durante quella magica stagione trascinò l’Italia al successo nell’unica partita che rischiammo veramente di perdere, ossia quella giocata sull’erba di Wimbledon, in Inghilterra. La squadra britannica era composta da giocatori nati e cresciuti sui curatissimi campi verdi delle campagne britanniche, mentre i nostri venivano dal centro tecnico di Formia, dove il grande Mario Belardinelli li crebbe a pane e terra rossa. Vista l’assenza per infortunio di Barazzutti e la scarsa forma di Bertolucci e Panatta, fu Zugarelli a trascinare l’Italia in quell’occasione, supportato dall’inossidabile doppio Panatta-Bertolucci.
Questo episodio dovrebbe far capire come Zuga non fosse una riserva, ma un giocatore veramente forte, capace di vincere match anche decisivi, come quello di Wimbledon. Ora mi sembra giusto parlare della storia di questo giocatore. Cresciuto nei quartieri poveri di Roma, si avvicinò al tennis facendo da raccattapalle ai ricconi che frequentavano i prestigiosi circoli del Lungotevere. Diventato palleggiatore e poi maestro, Zuga divenne numero ventisette delle classifiche mondiali, arrivando anche in finale agli Internazionali d’Italia del 1977, dove perse in finale con Vitas Gerulaitis, che lo avrebbe battuto anche nella finale di Coppa Davis del 1979, giocata sul veloce a San Francisco.
Sposandosi con Carmela, Zuga provò in seguito ad aprire un’accademia per giovani tennisti sul Lago di Bracciano, ma il progetto naufragò. Oggi è maestro di tennis, anche se un campione come lui meriterebbe più attenzione da parte della Federazione, che dopo il ritiro lo ha sempre snobbato.
Oltre ad invitarvi a leggere questo splendido libro, mi sembra giusto concludere rubando le parole al grande Adriano Panatta, autore della prefazione, il quale dice che, nonostante l’infanzia povera e difficile e i fallimenti post carriera, Zuga non dovrebbe definirsi un ultimo, perché è stato, comunque, un grande campione.
Luigi M. D’Auria