Parigi – Il Tour de France torna a partire dalla Vandea, dipartimento francese che aveva già ospitato la “Grande Partenza” nel 2011 (a Parigi arrivò in giallo Cadel Evans) e nel 2005 (fu l’ultima vittoria, poi cancellata, di Lance Armstrong). A differenza di queste due edizioni, però, lo spartito della Grande Boucle appare poco chiaro e definito, anche perché é ancora incerta la presenza di Chris Froome, ancora fermo a causa della vicenda salbutamolo. Anche se l’inglese sarà riconosciuto innocente dai tribunali sportivi, però, difficilmente riuscirà a presentarsi al Tour al massimo delle sue possibilità: la partecipazione al Giro d’Italia, infatti, sconvolgerà completamente la preparazione di Froome, che di solito dedicava proprio il mese di maggio (quello in cui si svolge il Giro) agli ultimi allenamenti mirati in vista del Tour.
Anche il percorso si presenta a varie interpretazioni. La prima settimana di corsa, infatti, potrebbe regalare grandi emozioni, se i corridori avranno la giusta dose di coraggio. Dopo due giorni dedicati ai velocisti, la terza tappa sarà una cronometro a squadre di più di 30 chilometri con partenza e arrivo a Cholet. Per evitare di perdere molto tempo sarà fondamentale avere a disposizione una squadra molto competitiva nelle prove contro il tempo. La quinta e la sesta tappa, tutte in Bretagna, presenteranno le prime difficoltà altimetriche. Prima una giornata piena di “mangia e bevi” porterà i corridori a Quimper, poi ci sarà un arrivo in cima al durissimo Mur de Bretagne. Dopo due giorni dedicati ai velocisti (arrivi a Chartres e ad Amiens), i corridori saranno messi di fronte al primo vero e proprio crocevia di questo Tour de France: la tappa Arras-Roubaix,154 chilometri con ben 15 settori di pavè (tra cui quello terribile di Campins-en Pevelé). Al termine di questa giornata sarà impossibile sapere il vincitore del Tour, ma sicuramente conosceremo i nomi di coloro che lo avranno già perso.
La seconda settimana é, secondo noi, quella che prevede il percorso più duro. Si comincerà con la tappa Annecy-Le Grand Bornard, quattro gran premi della montagna (tra cui uno con finale sterrato, il Plateau des Glieres) e un arrivo al termine di una discesa tecnica. Seguirà un arrivo in salita a La Rosiere (salita non troppo impegnativa) prima della vera tappa regina del Tour: Les Arcs-Alpe d’Huez, con arrivo su una delle salite più mitiche di Francia. Dopo un arrivo per velocisti a Valence, ci sarà spazio per altre due tappe di media montagna che arriveranno a Mende e Carcassonne.
Terza settimana tutta pirenaica, ma con un solo arrivo in salita (in cima al col du Portet), peraltro al termine di una tappa lunga solo 65 km. La sedicesima (con arrivo a Bagneres de Bigorre) e la diciannovesima (che partirà da Lourdes e arriverà a Laruns), pur essendo molto dure, presentano arrivi in discesa. Ci sarà spazio anche per una tappa per velocisti e per una cronometro di circa trenta chilometri (che precederà la passerella finale di Parigi) da Saint-Pèe-sur Nivelle ad Espelette, una cronometro non convenzionale, con qualche strappo che potrebbe favorire corridori come Vincenzo Nibali.
Proprio lo Squalo (che ha deciso di partecipare al Tour il prossimo anno) potrebbe essere il principale favorito della prossima Grande Boucle. Le molte discese e la tappa di Roubaix, unite a dei compagni di squadra di alto livello (la sua Bahrain-Merida ha messo sotto contratto Gorka Izaguirre e Domenico Pozzovivo) potrebbero spingere il siciliano verso uno storico bis giallo. Non mancheranno gli avversari, a cominciare da Richie Porte, Rigoberto Uran e i tre capitani di una Movistar che schiererà contemporaneamente Quintana, Valverde e Landa. Tra i francesi, Thibaut Pinot e Warren Barguil, corridori abili su tutti i fronti, potrebbero fare molto bene, mentre potrebbe trovarsi in difficoltà Romain Bardet, chiamato a superarsi a cronometro e sul pavé per provare a vincere il Tour. Luigi M. D’Auria