Una Guerra scoppiata dal niente. Tutti sono rimasti sorpresi, dalle grandi autorità militari di Baghdad agli alti dirigenti del Dipartimento della difesa di Washington. Già, perché nessuno si aspettava che l’Iraq fosse destinato a vivere un inferno simile a quelli del 1991 e del 2003, quando le pazzie di Saddam e l’imperialismo, unito nel 2003 alla paura del terrorismo, degli Stati Uniti scatenarono una scia di sangue che sconvolse un intero Paese e mise in ginocchio un’economia che prima del 1990 era tutto sommato solida grazie al petrolio.
Questa volta la spirale di sangue è iniziata a causa di gruppi Jihadisti, che si ispirano ad Al-Qaeda. Il principale di questi gruppi, l’ISIS (che in arabo sta per Stato della Siria e del Levante), non si pone come obiettivo la “Guerra Santa” fatta di attacchi terroristici ad obbiettivi sensibili, ma la formazione di uno Stato che comprenda gli attuali territori di Siria ed Iraq, in grado di guidare una guerra contro Israele e gli Stati Uniti. L’azione dell’Isis è stata fulminea. I combattenti dello Stato del Levante sono partiti dal Nord dell’Iraq, usando ogni mezzo a loro disposizione. Usando armi pesanti e giocando sull’effetto sorpresa, hanno conquistato tutto, intere regioni, fino a pochi giorni fa considerate sicure dal Governo iracheno. Nel corso degli anni, predicando di città in città, ma anche utilizzando abilmente i social network, hanno racimolato adepti su adepti, formando un vero e proprio esercito, capace di conquistare città di milioni di abitanti come Falluja, che sfruttando la nuova autostrada costruita per i camion che trasportano petrolio, si trova a circa cinque ore dalla capitale Baghdad, da cui il governo sembra pronto a fuggire. Nonostante la notizia che dava per certa la fuga del Governo, l’esercito regolare si è riorganizzato, bloccando l’ISIS in prossimità della città di Falluja, che rimane però parte dello Stato del Levante, il cui autoproclamato premier è Abu Bakr al-Baghdadi, capo indiscusso dell’Isise. Fondatore dell’organizzazione.
Nel frattempo, è scoppiata un’altra insurrezione. I Curdi iracheni, che da sempre sognano uno Stato curdo indipendente, sono insorti sfruttando la guerra fatta scoppiare dall’ISIS. Insurrezione, quella dei curdi, che ha molte possibilità di successo, perché il Kurdistan sarebbe un ottimo cuscinetto tra Iran e Iraq; inoltre, gli Stati Uniti devono ancora sdebitarsi per l’aiuto dato dai curdi durante la guerra del 2003, decisivi per conquistare regioni che gli americani facevano fatica a strappare ai fedelissimi di Saddam Hussein.
A proposito di Stati Uniti, essi non hanno perso tempo a far la voce grossa, visti soprattutto i forti interessi che gli americani hanno nel far continuare la produzione di greggio iracheno. Inoltre, anche l’Iran ha inviato messaggi di appoggio, tramite il “liberale Presidente Rohani”. Che serva una Guerra per far iniziare il disgelo fra due arcinemici? Luigi M. D’Auria